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Musica e danze di Calabria per l’AGiMus: canti e tarantelle a palazzo Gallenga

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Università per Stranieri

Un progetto etnomusicologico di Voxteca

E’ quanto è successo alla fine del pomeriggio di studio promosso dall’ateneo internazionale in combinazione con le cadenze dei concerti settimanali dell’AGiMus di Salvatore Silivestro. Ad assicurare la caratura scientifica dell’evento la presenza dell’ingegnere Chiara Biscarini, delegata del rettore Valerio de Cesaris che ha dipinto un prezioso affresco delle tante acque, sorgive, fluviali e marine che caratterizzano la morfologia del terreno della penisola calabra. Infatti la Calabria era l’oggetto dell’indagine musicale promossa da Antonello Lamanna, etnomusicologo, (ph.D.sst), creatore e responsabile del progetto Voxteca che, all’interno delle attività dell’Università per Stranieri, promuove una accurata ricerca di fonti sonore, auditive e visive del patrimonio popolare del mondo.

Lamanna, nativo di Mesoraca, l’antica città greca tra due fiumi, è calabrese al pari di Silivestro che ha voluto con entusiasmo raccogliere in un breve discorso i motivi di un attaccamento alla propria terra natale. Dal tavolo dei relatori Silvia Paparelli, la docente di storia della musica del Conservatorio di Terni ha descritto ampiamente i rapporti che da sempre legano la musica colta alle sue sorgenti popolari.

E’finita con tutti gli ascoltatori uniti in un cerchio a ballare la tarantella. Assecondando la teoria di uno scienziato musicologo, padre Athanasius Kirker che, ai primi del Seicento, dall’alto del suo magistero gesuitico definiva la danza orgiastica un “antidotum parantulae”, assegnando alle frenetiche movenze una capacità apotropaica. Al dilà delle intense campagne di indagine sul campo condotte sul finire degli anni ’60 dal Ernesto de Martino, insigne studioso di etnomusicologia applicata, la tarantella oggi, è un fenomeno di costume che dà vita a festival di rilievo e offre occasioni per produrre spettacoli che coinvolgono masse di spettatori.

Indi è stata la volta della musica viva con una carrellata di artisti che hanno dato vita a uno spettacolo che si è aperto con la voce della giovane poetessa calabrese Benedetta Vale che ha rievocato ricordi legati alla sua infanzia, collegandoli con le testimonianze musicali di Otello Profazio, un artista conosciuto in tutto il mondo.

Mirko Revoiera ha esposto un racconto nello stile degli antichi trovatori, seguito da Enrico Bindocci e dalla sua moglie cipriota Kyruacoula che hanno evocato in maniera magistrale l’atmosfera poetica e musicale della Magna Grecia, con un canto struggente accompagnato da uno strumento tradizionale indiano. Leopoldo Calabria, con la sua chitarra ha offerto il ricordo di una canzone di successo per lasciare spazio poi alla fragorosa fisarmonica di Sandro Paradisi. In possesso di eccezionali doti esecutive, Paradisi è un formidabile creatore di situazioni musicali che sa spingere fino al parossismo.

Ogni sua esibizione è uno spettacolo. In chiusura Pierluigi Serrapede e Giulio Falcone si sono impadroniti dello spazio con chitarre, armonica e zampogna per far scaturire quel magico saltellamento che, con la sua ossessiva ripetitività, diventa spirale magica taumaturgica. E qui tutti in cerchio a ballare, con la gioia soprattutto dei soci della Associazione Amici della Calabria e dell’Umbria presenti in gran numero.
Stefano Ragni