Sono in tutto 24 i Comuni interessati
La sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Umbria ha condannato in solido Gest, Gesenu, Tsa e cinque dipendenti, Luca Rotondi, Giuseppe Sassaroli, Giuliano Cecili, Luciani Sisani e Roberto Damiano a risarcire 25,3 milioni di euro a 24 Comuni dell’Ati2.
L’indagine ebbe inizio a seguito dall’inchiesta del 2016 della Procura della Repubblica di Perugia sulla gestione dei rifiuti. Secondo l’accusa i dirigenti preposti avrebbero violato i contratti con i Comuni dell’Ati2, procurando un ingente e ingiusto profitto alle tre aziende e danni ai Comuni e danni di inquinamento.
I 25,3 milioni che dovrebbero essere risarciti equivalgono alla cifra fatturata ai Comuni, per servizi mai svolti fra il 2010 e il 2015. La Procura contabile, diretta da Antonio Giuseppone, nel 2017 contestò “trattamenti di rifiuti che, seppure contrattualmente previsti, non erano mai stati regolarmente resi”. I Comuni coinvolti sono quelli di Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Collazzone, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Magione, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Perugia, Piegaro, San Venanzo, Todi, Torgiano, Tuoro sul Trasimeno, Valfabbrica.
I 2,5 milioni riguardano la mancata selezione e biostabilizzazione della Forsu negli impianti di Ponte Rio e Pietramelina gestiti da Gesenu; e più esattamente : 4,3 milioni per la mancata biostabilizzazione della Forsu a Borgogiglione, gestito da Tsa, e i restanti 18,4 milioni a causa del non trattamento di biostabilizzazione e compostaggio della frazione organica nell’impianto di compostaggio Gesenu di Pietramelina.
La prima udienza si era tenuta nel maggio 2018, all’epoca gli avvocati difensori sollevarono il difetto di giurisdizione, poiché il caso sarebbe stato i giuiristizione del giudice ordinario; la tesi venne accolta in primo grado ma fu ribaltata in appello a inizio 2020. nel 2022 venne provata la sussistenza della giurisdizione contabile.