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Il piano regionale dei rifiuti arriva in Consiglio regionale, Cgil e Legambiente: “no all’inceneritore”

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Invece sì a un modello basato sull’economia circolare

“Ribadiamo la nostra ferma contrarietà alla scelta della Giunta regionale di realizzare un inceneritore nella nostra regione. Una scelta semplicistica, costosa, impattante e che condizionerebbe negativamente il sistema per i prossimi 20 anni”. Lo scrivono alla vigilia della discussione in consiglio regionale del Piano Rifiuti, Cgil e Legambiente Umbria che ribadiscono la necessità di “consolidare un modello di sviluppo sostenibile nella gestione dei rifiuti, dando seguito alla costruzione di una reale economia circolare, già avviata in Umbria e che va rafforzata e non mortificata”. 

Le scelte della Giunta regionale umbra contenute nella proposta di Prgir (Piano regionale gestione integrata rifiuti) appaiono alle due organizzazioni come l’ennesimo “atto privo di visione ambiziosa e di prospettiva”. “Lo dimostra il fatto – scrivono Cgil e Legambiente – che è completamente slegato dagli altri atti di programmazione, come ad esempio i programmi europei o il piano energetico regionale”. La Giunta, dunque, “rinuncia palesemente a voler contribuire alla transizione ecologica dell’Umbria” e si concentra nel “risolvere la questione complessa della gestione rifiuti con la soluzione semplice dell’incenerimento, senza però averne la reale necessità, in termini quantitativi,   rinunciando di fatto a proseguire il percorso di crescita della differenziata e del riciclo che pure alcuni ambiti territoriali umbri avevano intrapreso anche con discreto successo”. 

Cgil e Legambiente rimarcano infatti che non esistono in Umbria le quantità minime per alimentare un inceneritore da 160.000 tonnellate all’anno, a meno che non si compiano “volutamente e colpevolmente” passi indietro sulla strada virtuosa dell’economia circolare.

“Questa volontà di riportarci indietro, o quantomeno di non voler andare avanti, la si vede bene con gli obiettivi fissati nel piano: raccolta differenziata al 75% e indici di riciclo al 65% da realizzare tra 8 o 13 anni: sono obbiettivi che potevano forse andare bene 10 anni fa e che per molti territori nazionali grandi quanto l’Umbria sono realtà già conquistate da diversi anni”.

Insomma, per Cgil e Legambiente le scelte della Giunta regionale dell’Umbria appaiono “completamente inadeguate ad affrontare le sfide della decarbonizzazione e della circolarità dell’economia”. Di qui l’appello al consiglio regionale di modificare il piano preadottato. “Solo un modello e un PRGIR basato sull’economia circolare può garantire all’Umbria un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico – concludono da Legambiente e Cgil – È necessario creare le condizioni affinché la governance regionale ed il sistema d’impresa che ne consegue, possano integrarsi in una Multi-utility regionale con una chiara impronta pubblica, in grado di poter investire in ricerca e innovazione accrescendo le opportunità occupazionali e la propria forza nel mercato, mercato che si caratterizzerà sempre più nella sostenibilità. Auspichiamo ancora che si possa aprire un confronto reale, partecipato, non come quello di facciata che ha fatto fino ad ora la Giunta regionale, per far emergere in maniera trasparente gli interessi in campo e valutare collettivamente le scelte da compiere”.