Gli operai dovevano lavorare 13 ore al giorno e venivano retribuiti con al massimo tre euro all’ora
Operai in nero sfruttati per 13 ore al giorno e retribuiti al massimo tre euro all’ora.
La notizia riportata da Il Messaggero, riferisce che la Procura di Perugia ha chiesto di processare due marocchini di 41 e 50 anni, rispettivamente il titolare di una ditta che fabbrica apparecchiature elettriche a Gualdo Tadino e il coamministratore, perché ritenuti responsabili dei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di 12 operai connazionali.
I fatti risalgono al 2022. Stando a quanto ricostruisce il pubblico ministero Mara Pucci nella richiesta di rinvio a giudizio gli imputati «utilizzavano, assumevano e comunque impiegavano irregolarmente e ‘in nero’ alle proprie dipendenze dodici lavoratori extra Ue di nazionalità marocchina – sprovvisti di permesso di soggiorno valido per motivi di lavoro subordinalo, approfittando del comprovato stato di bisogno dei medesimi – determinato dalla precaria posizione sul territorio e dalla mancanza di mezzi idonei a sopperire alle esigenze primarie proprie e dei propri familiari, in assenza di altre fonti di reddito».
Si contesta anche l’«offerta di una sistemazione alloggiativa degradante ed inidonea sotto il profilo della salute e sicurezza per allestimenti, impianti e condizioni igienico sanitarie». Gli imputati vengono difesi dagli avvocati Alessandro Vesi e Matteo Buttò.