Annunciata ai sindacati anche una settimana di cassa integrazione per 200 lavoratori
Arvedi Acciai Speciali Terni ha annunciato ai sindacati che a fine settembre terrà fermo per una settimana uno dei due forni elettrici dell’acciaieria, con relativa richiesta di cassa integrazione per circa 200 lavoratori.
La decisione è stata comunicata al sindacato al termine di un confronto con la direzione aziendale.
«La decisione – si legge in una nota di Ast – è stata presa a causa del perdurare degli alti costi energetici che non consentono all’azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall’Asia a prezzi stracciati. Il livello del costo dell’energia in Italia, tre volte superiore a quello di altri paesi europei dove operano i principali concorrenti di Ast, sta condizionando il piano di rilancio dello stabilimento umbro, vanificando gli sforzi di efficientamento fin qui compiuti e i benefici degli investimenti già realizzati dalla gestione Arvedi».
Secondo quanto comunicato dall’azienda, lo stabilimento di Terni dal primo gennaio al 31 luglio ha dovuto versare mediamente 97 euro per megawattora contro i 21 in Francia, i 32 in Germania, i 35 in Finlandia e i 62 in Spagna pagati dai produttori di acciaio inox concorrenti di Acciai Speciali. Ciò comporta una forte distorsione della concorrenza”.
E dunque la decisione di bloccare uno dei due forni elettrici dell’Acciaieria, spiega Arvedi Ast, “è stata presa a causa del perdurare degli alti costi energetici che non consentono all’azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall’Asia a prezzi stracciati”.
“L’azienda si sta battendo sui tavoli nazionali ed europei, con il supporto della Regione Umbria, per ottenere un costo equo dell’energia”, sottolinea Ast.
Il fermo del forno elettrico e la cassa integrazione fanno esplodere le polemiche tra sindacati e politica, che da mesi si scontrano sullo stand by dell’ “accordo di programma“ per Ast, l’intesa interistituzionale che sarebbe in grado di sbloccare un piano industriale da un miliardo. Il segretario nazionale della Fim-Cisl, Valerio D’Alò, chiede “un intervento al Governo per abbassare i costi e rendere competitiva l’industria siderurgica nazionale”.
L’energia, ricorda D’Alò, “rappresenta il nodo per la firma dell’accordo di programma, propedeutico alla realizzazione degli 800 milioni di euro d’investimento previsti per realizzare il piano industriale di Ast, di questi, 200 milioni di investimento sono stati già realizzati”.
Per i parlamentari del Pd, Anna Ascani e Walter Verini “una nuova prova dell’inerzia di questo Governo e dell’incapacità di definire serie politiche industriali è data anche dall’annuncio di Arvedi di ridurre le produzioni e ricorrere ad ammortizzatori sociali”. “L’acciaio a Terni è strategico – sottolineano -, non solo per la città e per l’Umbria, ma per il Paese. Il ministro delle Attività produttive, la Regione Umbria brillano per la totale assenza di iniziativa per chiudere al più presto la partita dell’accordo di programma”.