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Città di Castello, corruzione per l’appalto dei rifiuti: arrestati due imprenditori

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Una maxitangente da 750mila euro sarebbe finita nelle tasche dell’ex amministratore unico di Sogepu

I finanzieri del Comando Provinciale di Perugia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari degli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo umbro, nei confronti dell’ex amministratore di Sogepu SPA, Cristian Goracci, con sede a Città di Castello, e dell’amministratore di Ece SRL (ex Ecocave), Antonio Granieri, con sede a Perugia; entrambe le società operanti nel settore del trasporto e della raccolta di rifiuti urbani.

L’indagine ha preso avvio da una denuncia anonima, particolarmente dettagliata ed informata, molto probabilmente proveniente da un soggetto a diretta conoscenza delle vicende riguardanti gli appalti nel settore dei rifiuti, che non aveva avuto probabilmente il coraggio di esporsi pubblicamente.

Nell’atto, trasmesso alla Procura di Perugia e alla Guardia di Finanza, si denunciavano in modo abbastanza preciso di rapporti di natura corruttiva tra le due società operanti nel settore della raccolta di rifiuti urbani nella zona di Città di Castello.

In una prima fase le indagini si sono concentrate sulle attività di Goracci, ex amministratore unico di Sogepu Spa, e dai primi accertamenti è emerso che l’indagato, a latere della sua attività nella società, svolgeva attività di consulenze, particolarmente ben retribuite, a favore di società private che ricevevano appalti e commesse dalla società pubblica.

L’amministratore in questione pur essendo molto ben inserito nel tessuto politico, sociale ed economico della zona di Città di Castello, vantando frequentazioni con numerosi esponenti della politica locale ma anche in vari contesti ed organizzazioni non solo locali, ed avendo un tenore di vita particolarmente alto, non aveva alcuno specifico titolo di studio che gli consentisse di svolgere attività di consulenza che, del resto, non faceva per nessun altro che non fossero i clienti della società pubblica.

Le successive indagini, delegate dalla Procura di Perugia al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia, ed effettuate anche attraverso intercettazioni telefoniche e analisi della documentazione e dei cellulari acquisiti nel corso delle perquisizioni, hanno fatto emergere che Goracci aveva ricevuto somme di denaro, per oltre 750.000 euro, per consulenze fatturate ma che non vi erano mai state effettivamente e che secondo gli investigatori sarebbero la remunerazione per la messa a disposizione delle proprie funzioni.

Per tale ragione, oltre alla contestazione di corruzione, sono contestate le fattispecie di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti. A fronte dell’indebito pagamento, l’ex amministratore della Sogepu, da considerarsi incaricato di pubblico servizio, aveva, secondo la tesi dell’accusa, agevolato la partecipazione e l’aggiudicazione alla Ece Srl del bando di gara per l’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti urbani per i comuni dell’Alta Valle del Tevere.

Più nel dettaglio, l’appalto in questione era stato promosso dall’A.T.I. 1 (Ambito territoriale integrato 1), ed aveva ad oggetto l’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti urbani nei territori dei Comuni di Citerna, Città di Castello, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Scheggia e Pascelupo, Sigillo ed Umbertide, per un periodo di 15 anni a decorrere dal 2023 e per un importo complessivo particolarmente ingente, di oltre 350 milioni di euro.

Prove di corruzione a carico di Goracci, secondo gli inquirenti, sono state trovate anche in relazione ad un’ulteriore vicenda. Sempre in qualità di amministratore pro tempore della Sogepu Spa aveva selezionato, in violazione del principio di rotazione degli appalti (c.d. “sottosoglia” comunitaria), una S.r.l. anch’essa con sede in Città di Castello ed esercente l’attività di “lavori di meccanica generale”, quale ditta fornitrice di cestini per rifiuti. L’importo della commessa, in questo caso era di circa 300 mila euro e, quale contropartita, il citato amministratore avrebbe ricevuto circa 36 mila euro, quale compenso di prestazioni di consulenza non eseguite e fatturate attraverso fittizia documentazione fiscale.

A seguito di richiesta di misura cautelare personale avanzata dalla Procura della Repubblica di Perugia, il G.i.p. di Perugia ha effettuato l’interrogatorio preventivo degli indagati, all’esito del quale, ritenendo “concreto il pericolo di reiterazione del reato”, ha disposto l’adozione della misura cautelare domiciliare nei confronti dei due amministratori, condividendo la ricostruzione della vicenda prospettata dalla Procura.

Nel lungo e particolarmente dettagliato provvedimento il Gip ha, fra l’altro evidenziato come sia “evidente che le somme corrisposte a … in virtù di consulenze delle quali di fatto non vi è prova, se si esclude qualche “ok” e qualche riga, a lui affidate da … abbiano in realtà sotteso lo scopo di .favorire la partecipazione e l’aggiudicazione della procedura di gara, assicurando a … un ruolo preponderante nel panorama regionale della gestione dei rifiuti, adesso e in prospettiva, e nell’assicurare a … lauti guadagni, il mantenimento di un ruolo di prestigio, e una sicurezza economica per i prossimi 15 anni”.

Originariamente la richiesta di misura cautelare era stata richiesta anche per un terzo soggetto, amministratore della citata S.r.l. con sede in Città di Castello e fornitrice dei cestini per i rifiuti, ma a seguito dell’interrogatorio preventivo, avendo l’indagato dimostrato di aver dismesso le cariche sociali ed avendo anticipato la volontà di definire il procedimento con riti alternativi, l’ufficio ha rinunciato alla richiesta cautelare.