Fortunatamente il numero di casi positivi registrati non si è tramutato in una pressione insostenibile sul sistema sanitario regionale
Studio di Aur (Agenzia Umbria Ricerche)
a firma del dottor Luca Scrucca
A partire dalla metà di dicembre 2021 si è assistito ad un incremento vertiginoso del numero di casi COVID-19 diagnosticati. Questo notevole incremento, registrato in tutto il paese, è stato particolarmente evidente nella regione Umbria. Fortunatamente, il numero di casi positivi registrati non si è tramutato, almeno fino a questo momento, in una pressione insostenibile sul sistema sanitario regionale, probabilmente a causa della larga percentuale di vaccinati tra la popolazione e la minore virulenza della variante omicron. In questo contributo si vuole fornire una descrizione dell’andamento epidemiologico degli ultimi mesi, tentando al contempo una previsione a breve in termini probabilistici.
Il primo passo dunque consiste nel descrivere l’andamento del tasso di positività. Quest’ultimo si ottiene come rapporto tra i casi positivi ed i corrispondenti tamponi molecolari. Tali dati vengono forniti giornalmente dal Dipartimento della Protezione Civile all’indirizzo https://github.com/pcm-dpc/COVID-19. Non sono stati considerati i dati inerenti i test antigenici rapidi a causa della scarsa affidabilità del dato (si pensi che non risultano casi positivi antecedenti il 27/12/2021…).
Il modello statistico adottato per descrivere l’andamento del tasso di positività è un modello GAM (Generalized Additive Model) con distribuzione beta, pesato in maniera da tener conto del diverso numero di tamponi molecolari eseguiti giornalmente, e che include una covariata per l’effetto del fine settimana in cui tipicamente la percentuale dei positivi è più alta a fronte di una ridotta attività di tamponamento.
Un indice che oramai tutti ci siamo abituati a considerare quando si discute di andamento della pandemia COVID-19 è l’indice di riproducibilità. Tale indice costituisce uno dei principali indicatori utilizzati per le scelte di policy. Tuttavia, è noto che presenta diverse problematiche. Senza entrare nello specifico, la principale limitazione è che necessita per la sua stima di dati vecchi di almeno due settimane. In pratica, in momenti di rapida evoluzione della pandemia, come quello cui abbiamo assistito nel dicembre scorso, si rivela strumento non idoneo. Un indice più adatto per il monitoraggio tempestivo della curva pandemica è l’indice COVINDEX (Scrucca, 2022). Questo si basa sulla variazione settimanale della curva stimata del tasso di positività ed è in grado di restituire uno scenario più aggiornato e affidabile. La sua interpretazione è analoga all’indice, ovvero un valore superiore a 1 indica che la pandemia è in fase espansiva, un valore inferiore a 1 che la pandemia è in fase recessiva, mentre valori attorno all’unità indicano una situazione di stagnazione. Inoltre, essendo un indice basato sulla stima di un modello statistico, è possibile fornire delle previsioni a breve termine accompagnate da intervalli di incertezza.