Il consigliere regionale sulle mozioni approvate dall’Assemblea legislativa dell’Umbria: “Si torna indietro di secoli. Associazioni private antiabortiste nei consultori e promozione dei parti clandestini”
“È bastata una sola seduta di Consiglio regionale all’Umbria per tornare indietro di secoli: criminalizzazione dell’aborto e promozione dei parti in clandestinità. Due mozioni della Lega che non solo si contraddistinguono per bigottismo ma che ostentano una pericolosa superficialità ideologica che rischia di mettere a repentaglio la vita delle persone”. Lo dichiara il capogruppo regionale M5S Thomas De Luca, spiegando che “la mozione pro-vita prevede l’istituzione di un fondo ‘vita nascente’ per finanziare le attività di associazioni private contrarie all’aborto a cui sarà appaltato il servizio per il supporto alle donne. In futuro in Umbria una donna recandosi in un consultorio o in una struttura sanitaria per scegliere liberamente se interrompere o meno una gravidanza, invece che un medico, potrà trovarsi davanti un referente delle associazioni iscritte all’albo, che le chiederà spiegazioni sul perché decide di abortire. Grazie alla Lega e Fratelli d’Italia, mentre smantellano i consultori con riduzioni del personale, psicologi a chiamata e strutture sempre più fatiscenti, la libertà di scelta e l’autodeterminazione della donna sarà garantita non da personale qualificato ma dalle associazioni contrarie all’aborto. Bocciati senza appello i nostri emendamenti che chiedevano che tali interventi fossero attuati tramite i consultori pubblici, un supporto psicologico strutturalmente garantito attraverso assunzioni e stabilizzazioni degli psicologi, libero accesso ai contraccettivi e possibilità di esercitare il proprio diritto di interruzione di gravidanza, sia con approccio farmacologico che chirurgico, in ogni struttura sanitaria della regione”.
“La seconda mozione – prosegue il consigliere di opposizione – prevede invece il finanziamento da parte della Regione di una campagna di comunicazione per far conoscere alle donne umbre l’esistenza delle cosiddette ‘culle per la vita’. Anche in questo caso il nostro emendamento chiedeva di promuovere come alternativa il parto in anonimato in ospedale con il supporto di medici e sanitari, implementando percorsi riservati per garantire concretamente la riservatezza e la privacy. Questo per evitare parti improvvisati in clandestinità che non solo mettono a repentaglio la vita della donna ma anche quella dei bambini stessi, in situazioni igieniche e in possibili quanto frequenti complicanze durante il parto. Anche in questo caso la destra ha preferito bocciare l’emendamento. Vedremo così un’assurda campagna di comunicazione della sanità umbra promuovere il parto in clandestinità per poi conferire il neonato nell’apposita cassetta piuttosto che una civile sala parto. Crediamo fermamente – conclude – che serva una mobilitazione della società civile e della comunità regionale contro questa pericolosa deriva integralista che torna alla ribalta nella nostra Regione”.