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Alex morto a 17 anni dopo le chemio: scagionati definitivamente gli otto medici

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Alex Mazzoni

Il giudice ha respinto l’opposizione alla richiesta di archiviazione proposta dai genitori

Il giudice per le indagini preliminari Elisabetta Massini ha respinto l’opposizione alla richiesta di archiviazione proposta dai genitori del 17enne Alex Mazzoni, deceduto l’11 marzo 2020 all’ospedale di Perugia dopo alcuni cicli di chemioterapia.

Con tale sentenza vengono scagionati definitivamente dalle accuse di omicidio colposo gli otto medici del Santa Maria della Misericordia (tutti difesi dagli avvocati Giancarlo Viti e Gianni Zurino).

Nei confronti degli stessi professionisti già nel marzo 2021 era stata avanzata richiesta di archiviazione, prima che la famiglia del giovane chiedesse la riapertura del caso.

Nell’atto attraverso il quale il Gip di Perugia, Elisabetta Massini, respinge l’opposizione alla richiesta di archiviazione proposta dai genitori del diciassettenne si legge: «Le condizioni del giovane paziente consentivano di riprendere la chemioterapia. Una sospensione della medesima, per le conoscenze in quel momento dei medici curanti, rappresentava un pericolo maggiore rispetto a quello di una ripresa del sanguinamento».

«Scelta corretta dei medici, tenuto conto dei dati a disposizione dei medici la scelta operata è stata corretta – scrive la Massini nel provvedimento di sei pagine – non c’è prova certa della riconducibilità del sanguinamento che ha portato al decesso alla ultima somministrazione di chemioterapia».
Una decisione presa facendo riferimento ai referti messi a punto da tre esperti, come il medico legale Beatrice Defraia, l’ematologo Alberto Bosi e il chirurgo Paolo Fabbrucci secondo i quali «non sono stati ravvisati profili di imperizia, imprudenza o negligenza nel corso del travagliato percorso clinico del paziente».