Giuseppe Caforio: “Troppo spesso i luoghi detentivi sono considerati una discarica di esseri umani”
La Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale ha organizzato, giovedì 18 aprile, un momento di riflessione sui suicidi e sulle morti in carcere, che ha coinvolto tutti i Garanti regionali, provinciali e comunali.
Nel corso della manifestazione è stato letto un appello elaborato dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, contenente i nomi dei detenuti morti suicida, per malattia ed altre cause ancora da accertare, nonché i nomi degli agenti di polizia penitenziaria che quest’anno si sono tolti la vita, per non dimenticare le loro storie e il dramma delle loro famiglie.
L’appello è rivolto al Ministero della Giustizia, all’Amministrazione Penitenziaria, ai membri di Camera e Senato e alla società civile, ad un mese esatto dalle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, ricevendo il corpo della Polizia penitenziaria, ha ribadito l’importanza di interventi urgenti per frenare l’emergenza dei suicidi in carcere.
Il Garante prof. avv. Giuseppe Caforio dichiara: «Il 18 aprile è stata l’occasione per accendere i riflettori sulle grandi carenze del sistema penitenziario attuale, per fare il focus sul sovraffollamento carcerario, sulle mancanze sanitarie e trattamentali, sulla necessità di una maggiore applicazione delle misure alternative al carcere. La lettura dei nomi morti suicida in carcere è utile a prendere coscienza di questa grande tragedia esistenziale, che giace nel silenzio delle istituzioni. Troppo spesso i luoghi detentivi sono considerati una discarica di esseri umani, anziché luoghi di riabilitazione».
In Umbria la situazione è particolarmente delicata con carceri sovraffollate e con la polizia penitenziaria fortemente sotto organico.
A ciò si aggiungano le carenze di personale sanitario con molto detenuti con gravi patologie anche psichiatriche. Occorre intervenire con atti concreti subito per contenere l’ecatombe dei suicidi.