Ora il dipendente dovrà decidere se tornare a lavorare nell’azienda che lo ha cacciato, o convertire il reintegro nel pagamento di altre 15 mensilità
Aveva preso tre giorni di congedo parentale per occuparsi della figlia di 2 anni. Una scelta non apprezzata dalla sua azienda che prima lo ha sospeso e poi lo ha direttamente licenziato.
Come riporta il Messaggero, era il novembre 2022, quando il dipendente, assunto come operaio dal 2019 in un’azienda di Assisi, aveva chiesto di usufruire del congedo parentale per tre giorni. Ma a metà dicembre arriva dall’azienda una contestazione di addebito disciplinare, tanto da sospenderlo dal lavoro il 24 dicembre e poi intimargli il licenziamento “per giusta causa” il 29.
Un provvedimento subito impugnato dall’uomo che all’improvviso si è ritrovato disoccupato e che si è affidato alla difesa dell’avvocatessa Nunzia Parra (studio Brusco & Partners).
Finché il giudice Giampaolo Cervelli della sezione Lavoro del tribunale civile di Perugia ha ribaltato tutto: imponendo con una sentenza destinata a fare giurisprudenza non solo il reintegro sul posto di lavoro, ma anche il pagamento delle mensilità di stipendio più i contributi persi.
Ora l’operaio dovrà decidere se tornare a lavorare nell’azienda che lo ha ingiustamente licenziato o convertire il reintegro nel pagamento di altre 15 mensilità.