Lui non ci sta e fa ricorso al Tar, che però, a differenza del giudice penale, alla fine lo condanna a restare senza armi e a pagare pure oltre 1.500 euro
Ad un cacciatore del Perugino la Prefettura ha fatto divieto di detenere fucili e munizioni, mentre la Questura di Perugia gli ha revocato il porto d’armi a uso venatorio. Due provvedimenti presi dopo il sopralluogo effettuato dalla Forestale a seguito di numerose segnalazioni di caccia irregolare, nel corso del quale l’Autorità rinveniva quantità di mais sparse sui terreni nei pressi di un piccolo manufatto di cemento, che era probabilmente diventata una postazione di tiro per la caccia ai cinghiali in una zona vietata alla caccia – sito nelle immediate vicinanze del luogo di lavoro dell’uomo.
La notizia è riportata da il quotidiano Il Messaggero, che riferisce inoltre, come grazie alle telecamere installate dai militari sia emerso come il cacciatore di sera o in giornate festive, aveva costruito delle vere e proprie trappole per i cinghiali, per colpirli dal posto di lavoro, spargendo in loco del mais per richiamarli.
Da qui è partito il procedimento penale a suo carico, con la procura di Perugia che lo ha accusato di foraggiamento di cinghiali, ma che il giudice per le indagini preliminari ha deciso di archiviare per la speciale tenuità del fatto.
Insomma, un cacciatore non proprio ligio alle norme, per cui sono stati considerati necessari i due provvedimenti.
L’uomo, assistito dall’avvocato Maurizio Lorenzini, ha fatto ricorso al tribunale amministrativo, sottolineando diverse presunte violazionim sottolineando anche il fatto che a lui gli era stato riconosciuto il ruolo di guardia faunistica venatoria volontaria.
Particolari che, però, per il Tar sono stati considerati praticamente aggravanti.