L’opera era stata presentata nel novembre del 2022 da un privato collezionista, alla “Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri” con richiesta di rilascio della dichiarazione di autenticità
Nei giorni scorsi, presso il “Laboratorio sul Falso” dell’Università Roma Tre, il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Perugia ha consegnato alla direttrice del Laboratorio un’opera materica dal titolo “Grande cretto nero G9”, falsamente attribuita al noto artista tifernate Alberto BURRI.
L’opera, che misura cm 49 x 28,7, era stata presentata, nel novembre del 2022, da parte di un privato collezionista, alla “Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri” con richiesta di rilascio della dichiarazione di autenticità, poiché ritenuta attribuibile al Maestro Alberto Burri, avendo oltre alla firma visibile sul lato destro del retro anche una etichetta posta a tergo del manufatto riportante la seguente dicitura: “Bozzetto per il Grande Cretto nero G9 – 1975 / coll. Privata Città di Castello”, particolare che evidentemente aveva fatto intendere al detentore di avere fra le mani un pezzo “originale”.
Fin da subito però la realizzazione materica, che per caratteristiche artistiche e di composizione è stata immediatamente associata alla imponente opera del Maestro, il “Grande Cretto”, da lui creato tra il 1985 e il 1989 sulle macerie del paese di Gibellina (TP), ricoprendo con uno strato di cemento di un metro e mezzo di altezza i ruderi di quello che era stato l’antico centro abitato del paese raso al suolo dal terremoto del Belice del 1968, ha suscitato nella commissione esaminatrice molte perplessità, soprattutto per gli aspetti tecnico-stilistici. Oltre alla visione diretta e alla consultazione del consistente archivio documentale dell’Artista, detenuto e gestito dalla stessa Fondazione, dove sono dettagliatamente registrate e schedate con particolare precisione quasi tutte le sue opere, vista l’assenza di qualsiasi informazione o riferimento al manufatto sottoposta ad expertise, lo stesso è stato classificato come: “Non riconducibile alla produzione artistica di Burri”, ovvero dichiarata inequivocabilmente falsa.
In seguito all’esito della verifica, così come avviene per ogni richiesta di autentica non approvata, ai responsabili della catalogazione, non è restato altro da fare che informare i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Perugia, competenti per la Regione Umbria, della presenza di un falso, richiedendone il sequestro per tutelare l’immagine e il valore delle opere realizzate dall’Artista.
Dopo aver raccolto la denuncia per contraffazione formalizzata dai responsabili della Fondazione Burri, gli investigatori hanno riferito alla Procura della Repubblica perugina che ha emesso un provvedimento di sequestro dell’opera per evitarne la sua reimmissione sul mercato dell’arte nel caso fosse stata restituita, considerando che il valore di un originale è stimato in svariate migliaia di euro.
A conclusione della vicenda, il Giudice per le Indagini Preliminari, in alternativa alla distruzione dell’opera contraffatta, che in questi casi interviene proprio per togliere dal commercio il prodotto falso, ne ha disposto il conferimento per motivi di studio e catalogazione al “Laboratorio sul Falso. Centro di studi per il contrasto alla falsificazione dei beni culturali e delle opere d’arte” dell’Università di Roma Tre, ciò in virtù della pluriennale, consolidata esperienza nel settore, alla quale ha fatto seguito un protocollo di collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.