Il grido d’allarme arriva da tutte le associazioni di inquilini e dai sindacati regionali Cgil, Cisl e Uil. Nel ternano sono 518 le procedure dormienti
di Cinzia Dell’Orti – La Regione dell’Umbria è chiamata ad affrontare in fretta una grande emergenza sociale, che si chiama “casa”. Il grido d’allarme arriva da tutte le associazioni di inquilini dell’Umbria (Sunia, Sicet, Uniat, AssoCasa e Unione Inquilini) e dai sindacati regionali Cgil, Cisl e Uil, che di recente hanno illustrato una situazione che non esitano a definire “drammatica”.
Il quadro delineato rivela una condizione allarmante, definita senza mezzi termini “una bomba a orologeria che rischia di scoppiare da qui a breve”. Il problema “casa” si candida dunque a diventare nelle prossime settimane una delle emergenze più significative del territorio.
Questo, non solo perché cresce il numero delle famiglie che non riescono più a sostenere le spese, ma anche per effetto della scadenza al 31 dicembre 2021 del blocco degli sfratti.
Basti pensare che al momento nel Ternano sono “dormienti” 518 procedure.
A lanciare un ulteriore grido d’allarme è il Sunia. «Il panorama che si prospetta è di un peggioramento generale di una situazione già critica e davanti c’è la “prateria”, ossia nessun tipo di prospettiva per aggredire il problema – dice Rossano Iannoni, segretario regionale del sindacato – basta dare un’occhiata ai numeri: delle 518 procedure di sfratto circa il 95% è per morosità. Sul piano dell’edilizia residenziale pubblica la situazione non è migliore: l’Ater non ha alloggi per coprire tutte le richieste. Nell’ultima assegnazione, per esempio, su 500 domande ne sono state accolte 48. Appena un 10% ha ottenuto l’alloggio e l’altro 90% che farà?».
Il segretario del Sunia ricorda come la pandemia abbia aumentato il divario sociale e le difficoltà delle famiglie, molte delle quali hanno perso il reddito o vivono in condizioni economiche precarie. Una condizione che impedisce loro di accedere al libero mercato, adesso più del periodo prepandemia.
«Queste persone dove andranno? – si domanda Iannoni – Oggi le priorità delle famiglie sono gli alimenti, la salute e poi l’affitto che spesso non si riesce a pagare o si paga a fatica. Basti considerare che da alcuni giorni sono state aperte le domande per il contributo sugli affitti. Solo il primo giorno, il nostro ufficio ha preso in carico 40 prenotazioni. Non va meglio sul fronte dell’edilizia residenziale pubblica che non riesce a contenere la domanda: l’Ater non ha alloggi a sufficienza e non ha i soldi per le manutenzioni o le ristrutturazioni».
Proprio sul versante dell’Ater si rischia di aprire un nuovo fronte sempre da gennaio quando scatteranno gli adeguamenti dei canoni.
«Fino a questo momento siamo riusciti a frenare l’applicazione del nuovo regolamento Ater che prevede l’adeguamento dei canoni di locazione che saranno calcolati non più in base al reddito, bensì sull’Isee – spiega Iannoni – questo comporta che le famiglie numerose avranno una riduzione dei canoni ma quelle monoparentali, al contrario, avranno aumenti importanti. Abbiamo calcolato che su circa 8.000 assegnatari degli alloggi in Umbria, 3.000 avranno un calo del canone, gli altri 5.000 un aumento. Secondo le nostre proiezioni, una persona che ha un reddito di 10.000 euro ora paga 60 euro di canone, con l’applicazione del canone in base all’Isee, andrà a pagare 3 volte tanto».
Lo stanziamento contro il caro bollette in manovra salirà in tutto di circa 800 milioni: è quanto si apprende fonti di governo. Le risorse arriveranno per circa 500 milioni dal «tesoretto» della riforma di Irpef e Irap per il 2022 e per circa 300 milioni da altri fondi reperiti in bilancio e non utilizzati appieno. In tutto quindi per il primo trimestre del prossimo anno ci sarà un intervento da 2,8 miliardi.
La decisione dopo la saltata intesa in Consiglio dei ministri sul contributo di solidarietà proposto dal premier Mario Draghi in cabina di regia. Il governo aveva, infatti, proposto un contributo di solidarietà per i redditi oltre i 75mila euro per sterilizzare, almeno in parte, gli aumenti dei costi delle bollette energetiche. Un’operazione che potrebbe essere finanziata con la sterilizzazione – per uno o due anni – del taglio Irpef per i redditi oltre i 75mila euro. Il taglio previsto dal governo di 247 euro l’anno per un costo totale di 250-270 milioni di euro. Così non sarà.
«La famiglia è un bene collettivo essenziale, può e deve essere tutelato dallo Stato. Fin dagli anni 80 però la spesa pubblica per le famiglie è stata stabilmente più bassa rispetto agli altri paesi Ue come Francia Germania, Regno unito». Lo ha detto il premier Mario Draghi nel su intervento alla conferenza nazionale sulla famiglia, sottolineando che «bisogna usare le politiche pubbliche per rimuovere gli ostacoli alla scelta di formare una famiglia e mettere le coppie in condizione di avere figli se lo desiderano».
Di più: «L’aiuto alle famiglie passa anche attraverso il sostegno alle donne che lavorano. Con la legge di bilancio, abbiamo reso finalmente strutturale il congedo di paternità obbligatorio. È un passo importante nella direzione di una condivisione più equilibrata dei carichi di cura». Draghi ha quindi ricordato che «con il Pnrr aggiungiamo 264 mila nuovi posti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, un aumento di oltre il 70%, ristrutturiamo o adattiamo almeno mille edifici per ampliare l’offerta del tempo pieno con il servizio mensa. Realizziamo o riqualifichiamo 230 mila metri quadri per palestre. Abbiamo anche introdotto una specifica decontribuzione per sostenere i redditi delle lavoratrici che diventano madri. Perché vogliamo incentivare le donne a non abbandonare il lavoro dopo la maternità».
Un approccio confermato con l’introduzione dell’assegno unico «uno strumento semplice, universale per tutte le famiglie a prescindere dalla condizione lavorativa, uno strumento equo perché sostiene più intensamente chi ha un reddito basso».
Intanto il premier ha incontrato in cabina di regia i vertici di maggioranza per preparare il consiglio dei ministri che varerà il taglio delle tasse finanziato dagli 8 miliardi stanziati nella legge di Bilancio.