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Concorsopoli, Catiuscia Marini in aula: per lei la difesa chiede l’assoluzione con formula piena

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Catiuscia Marini

L’avvocato Nicola Pepe ha chiesto di assolvere l’ex governatrice non solo dall’accusa di associazione per delinquere, ma anche dai singoli reati a lei attribuiti

L’ex governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini ha preso la parola in aula per raccontare la sua verità in coda alle udienze dedicate alle arringhe difensive del processo Concorsopoli Catiuscia Marini.

Quasi un’ora di dichiarazioni spontanee per ribadire di essere estranea alle macchinazioni e alle ipotesi di reato che l’hanno portata alla sbarra assieme ad altri trenta imputati per l’inchiesta che terremotò la sua giunta nell’aprile del 2019.
“Non ho mai commesso abusi d’ufficio o rivelazioni di segreto – ha dichiarato la Marini – non ho mai istigato nessuno a compiere reati o organizzato associazioni a delinquere con non si sa bene quali finalità per aiutare una persona che peraltro neanche conoscevo”.

L’avvocato Nicola Pepe, che la difende, ha chiesto di assolvere con formula piena la sua assistita Catiuscia Marini, non solo dall’accusa di associazione per delinquere, come già sollecitato dal pubblico ministero, ma anche dai singoli reati a lei attribuiti.
“Che non solo non ha commesso – ha detto il legale – ma non ha nemmeno intravisto nella sua carriera politica. Proprio perché lLa presidente non ha mai segnalato alcuno e lo stesso allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca ha detto che ‘non ha mai rotto’”.
Per il suo difensore “Catiuscia Marini non ha mai richiesto tracce di concorsi e mai le ha ricevute perché non le interessavano”.

Per l’ex presidente i pubblici ministeri Paolo Abbritti e Mario Formisano hanno chiesto l’assoluzione per il reato più grave, quello di associazione a delinquere, sollecitando comunque una condanna a due anni di reclusione per le presunte “interferenze” sulle selezioni del personale di categorie protette. Accuse che secondo l’avvocato Nicola Pepe non sarebbero suffragate da alcun elemento probatorio nè dai dati raccolti dalle captazioni elettroniche.

Impossibile poi, secondo l’avvocato Pepe, sostenere che la Marini sia entrata nell’associazione a delinquere grazie alla nomina a direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia del proprio uomo di fiducia Emilio Duca. Nomina decisa dalla giunta regionale, ha sottolineato l’avvocato, con il parere positivo vincolante del rettore universitario.
“Catiuscia Marini – ha concluso Pepe – è una donna delle istituzioni finita in un corto circuito politico mediatico per una vicenda nella quale non ha rivestito alcun ruolo, spinta alle dimissioni da presidente della Regione Umbria da enormi pressioni”.