I Vigili urbani i più intransigenti in campo contro chi viola le regole. Ma c’è chi teme che tali sanzioni siano incostituzionali
di Francesco Castellini – Ormai dovremmo pure prenderne atto, in un lampo siamo stati messi tutti agli arresti domiciliari, ovvero, se non vogliamo essere “positivi”, in libertà condizionata.
Si stima che il 5% della popolazione non rispetti le regole, più del numero degli infetti.
Al di là delle ragioni – note e meno note – che portano gli italiani a disobbedire alla legge, anche quando il diktat dovrebbe provenire dalla coscienza piuttosto che dal legislatore, c’è un aspetto che non è sfuggito ai costituzionalisti e che potrebbe far saltare tutto l’architrave delle denunce sino ad oggi collezionate.
La leva è l’incostituzionalità del sistema per come delineato dal presidente Conte. La questione si gioca su un piano interpretativo. Fra legislatori e studiosi del Diritto, sono sempre più numerosi coloro che si dicono sicuri che un giorno, quando tutto questo sarà definitivamente chiuso, interverranno i giudici, e probabilmente la Corte Costituzionale, a sanare tutto.
Intanto tutte le forze dell’ordine schierate in campo continuano a comminare multe come se piovesse.
E ce n’è per tutti, dalla sanzione imposta a chi si è avventurato ad andare a cogliere asparagi in un bosco da solo, a chi ha portato a spasso il cane lontano da casa, a chi si spostato troppo dalla propria residenza per fare la spesa anche se è restato all’interno del comune, e giù sanzioni anche a qualche papà che si era concesso una passeggiata col proprio bambino.
E così, mentre qualche tutore dell’ordine è più conciliante, altri non sentono ragioni, tutto va bene pur di appioppare una sonora contravvezione da 400 a 3.000 euro per violazione delle norme anti Coronavirus.
A Perugia i più attivi e intransigenti sono gli agenti coordinati dal comandante Nicoletta Caponi, che ieri, nell’arco di 24 ore hanno controllato 39 veicoli al mattino: 42 autocertificazioni vagliate, pedoni compresi, cinque aree verdi perlustrate e un ufficio postale; nel pomeriggio altre 48 autocertificazioni e 15 parchi.
I vigili hanno anche disposto la chiusura del percorso ciclo pedonale di Castel del Piano con il nastro bianco-rosso. E sono stati affissi cartelli all’ingresso. Nella sola giornata dell’8 aprile sono state 1.904 i controlli che hanno portato alla contestazione di 77 violazioni nei confronti dei trasgressori. Nessuna persona denunciata per falsa attestazione. Quattro invece le persone denunciate per altri reati.
Nella stessa giornata sono stati anche controllati 1.055 esercizi commerciali. Numeri in calo rispetto alle 86 multe (su 1985 controlli) del giorno prima.
Le nuove disposizioni, cose da sapere
Il testo del nuovo decreto legge n. 19 del 25 marzo non punisce più l’osservanza sul piano penale ma con una sanzione amministrativa compresa tra i 400 e i 3mila euro. Questa sanzione viene aumentata fino a un terzo se commessa con un veicolo e raddoppiata in caso di recidiva.
C’è tuttavia un particolare non da poco che riguarda i soggetti che decidono di saldare la suddetta stangata entro 60 giorni dalla notifica. In tal caso, costoro pagheranno solo il minimo previsto di 400 euro, scontato di un ulteriore 30% qualora il pagamento dovesse avvenire entro 5 giorni. Calcolatrice alla mano fanno 280 euro. Appena 80 euro in più rispetto a pochi giorni fa.
L’esercito dei 110mila denunciati, quindi, non rischiano più nulla sul piano penale e dovranno pagare “solo” una sanzione amministrativa dal valore di 200 euro. Se le Procure possono tirare un sospiro di sollievo, le Prefetture si mettono le mani dei capelli, pronte come sono ad essere travolte da una marea di denunce per irrogare la sanzione. E non è finita qui, perché le persone potrebbero anche contestare il tutto tentando un ricorso.
La sanzione amministrativa dei 280 euro (se pagata entro 5 giorni) vale anche per chi, tornato dall’estero o avendo avuto contatti con casi certi di malattia, viola la quarantena volontaria.
I positivi al virus che violano il divieto di allontanarsi da casa devono fare i conti con l’arresto da 3 a 18 mesi, con ammenda da 500 a 5mila euro. L’ultimo caso riguarda il caso di un positivo che, violando la quarantena, contagi una o più persone: qui scatta il reato di epidemia colposa e, quindi, una reclusione compresa tra 1 e 5 anni.