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Crescono i reati in Umbria, soprattutto quelli legati ai furti e allo spaccio di droga

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È quanto si evince dai dati forniti dalla Corte d’appello in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario

E’allarme in Umbria per i reati contro il patrimonio. Tra Perugia, Terni e Spoleto, sono stati aperti più fascicoli nelle procure. La maggior parte contro ignoti, quindi casi che restano senza un colpevole ma solo una vittima che ha perso magari gli affetti più cari.
È quanto si evince dai dati forniti dalla Corte d’appello in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, aperto sabato.

Perugia è stata tra le 26 procure italiane ad inaugurare l’anno giudiziario ed anche in Umbria non si è potuto fare a meno di evidenziare i disagi, le problematiche e le preoccupazioni causate dalla pandemia, ma anche “la situazione della criminalità minorile, espressione di un disagio che da anni investe la regione” lo ha detto il procuratore generale presso la Corte d’appello di Perugia, Sergio Sottani, che nella sua relazione ha voluto sottolineare lo stato dei fatti ed ha spiegato “dai dati pubblicati dalla Regione Umbria nell’anno 2020 emerge un preoccupante aumento di consumo di sostanze stupefacenti tra gli adolescenti, così come il numero di ricoverati, a causa del consumo, supera la media nazionale”.

Come in altre città d’Italia, ha dichiarato “anche in Umbria sono in aumento – sia pure in termini limitati – i procedimenti per maltrattamenti e stalking”

Nel dare lettura alle istituzioni ed ai colleghi presenti all’evento giudiziario ha sottolineato “Le misure dirette ad evitare la diffusione del contagio, con una diminuzione della mobilità, hanno avuto l’effetto indiretto di una diminuzione dei reati contro il patrimonio ma rimane alta la preoccupazione per i furti in abitazione, cioè per i reati di maggiore allarme sociale in tema di tutela della proprietà individuale e della libertà personale”.
Dal documento emerge un dato pisitivo che riguarda la diminuzione della criminalità collegata allo “spaccio da strada” di stupefacenti, anche, in questo caso, per l’effetto collaterale della ridotta mobilità,ma conferma “preoccupante” il numero di reati collegati al traffico di droga. Il procuratore Ha poi evidenziato “Particolare attenzione da parte delle Procure del distretto per i reati di omicidio colposo e di lesioni colpose commessi con violazione delle norme in materia di circolazione stradale, per i quali si confida, a breve, di redigere un protocollo distrettuale, e per quelli legati alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, in costante aumento e di cui poco si parla se non in occasione di alcuni gravi incidenti”

La relazione integrale del Procuratore Sottani

I tempi contingentati di questa cerimonia mi impongono di rimandare al testo scritto per i saluti e iringraziamenti, oltre che per lo sviluppo dei temi qui solo fugacemente accennati. Voglio comunque rivolgere un pensiero particolare allpopolazione della regione che, colpita dal sisma del 2016, è ancora lontana dalle proprie abitazioni ed a quella che ha subito un lutto a causa della crisi epidemica.
Un commosso pensiero va al collega Dario Razzi, che ci ha abbandonato dopo una dolorosa malattianell’autunno del 2020. Un pensiero di vicinanza che va esteso a tutti i familiari di magistrati, avvocati,personale amministrativo e di polizia giudiziaria che ci hanno lasciato in quest’ultimo anno.
L’anno che sta per iniziare, il terzo dell’era Covid, impone il mantenimento delle misure di tutela della salute, in quanto il coronavirus con le sue varianti costituisce una presenza endemica nella nostra vita quotidiana.
L’ormai raggiunta consuetudine al rispetto dei principi del “distanziamento fisico” ed all’uso delle“mascherine” a protezione individuale, oltre l’utilizzo degli strumenti informatici ha attenuato significativamente gli indiscutibili effetti negativi che, soprattutto nell’autunno 2020 e primavera 2021, la diffusione del contagio ha avuto sull’attività giudiziaria del distretto umbro. Con riferimento ai controlli sulla vaccinazione, dal settembre 2021 al Procuratore Generale di Perugia si è affidato il compito di responsabile della sicurezza delle strutture in cui si svolge l’attività giudiziaria, come tale tenuto a verificare il rispetto delle prescrizioni in tema di certificazione verde Covid19.
Appare evidente come la cura collettiva, pur doverosa, non possa peraltro essere un perenne gesto immunologico di chiusura dal sociale, ma la guarigione impone l’ideazione di un nuovo senso di comunità, che superi il concetto di sangue e territorio per fondarsi sui valori della solidarietà e dell’uguaglianza.

Così come i fondi e le risorse che dovrebbero arrivare con il PNRR non devono accentuare le differenze sociali ed economiche, ulteriormente acuite dalla crisi sanitaria, ma determinare un riequilibrio delle disuguaglianze.
Le imminenti nuove risorse economiche ed umane impongono alla magistratura umbra, ancor più che nel passato, una capacità di organizzazione, unita ad una attenzione per la cultura della giurisdizione, secondo i dettami costituzionali, nell’auspicato obiettivo di restituire fiducia nell’amministrazione della giustizia.
Si ritengono prioritari gli interventi di edilizia giudiziaria, per cui i fondi destinati dal PNRR si devono tradurre
concretamente nell’inizio dei lavori per la nuova sede giudiziaria degli uffici perugini.
Per quanto riguarda l’iniezione di risorse umane, che nel nostro distretto prevede l’assunzione a tempo determinato di 107 addetti per l’Ufficio per il processo, la scelta legislativa ha incomprensibilmente penalizzato le Procure in quanto il personale amministrativo è stato assunto solo per gli uffici giudicanti. La
situazione del personale amministrativo al 30 giugno 2021 negli uffici requirenti, nonostante le recenti assunzioni, risulta ancora critica. Le scoperture più vistose riguardano proprio gli organici della Procura Generale.

La situazione è particolarmente problematica anche negli uffici giudiziari spoletini in quanto la pianta organica del personale amministrativo non è stata adeguata all’aumento della competenza
circondariale, a seguito dell’inclusione nel settembre 2013 dei territori folignate e tuderte.

Sul versante informatico, l’emergenza sanitaria ha rappresentato il volano per innovazioni che si sarebbero dovute introdurre da tempo, in situazioni ordinarie. Infatti, segnali incoraggianti provengono dall’avvenuta introduzione del sistema telematico di pagamento dei diritti di copia, di trasmissione delle notizie di reato, della notifica degli atti processuali e dal recentissimo protocollo tra i procuratori del distretto per l’uso anche in fase di appello penale del sistema di archiviazione informatica degli atti di indagine.
Tra le numerose attività intraprese in campo informatico, va segnalata quella di restyling dell’interfaccia dei siti internet istituzionali della Procura Generale e della Procura di Perugia.
Nel distretto si avverte l’esigenza di garantire il precetto costituzionale della ragionevole durata dei processi, soprattutto nella fase dibattimentale di primo grado di alcuni circondari, ove si registra un numero inquietante di prescrizione dei reati. In argomento, sono stati coinvolti i Presidenti ed i Procuratori del
distretto per individuare soluzioni organizzative idonee a ridurre i tempi di trattazione dei processi, pur nella consapevolezza che le stesse non possono sopperire a discrasie processuali né sciogliere irrisolti nodi normativi.

L’eccessiva durata dei dibattimenti, soprattutto per la distanza tra un’udienza e l’altra, oltre che violare il principio di concentrazione ed immediatezza del dibattimento, contribuisce inoltre, col suo effetto demotivante sulle parti e sul giudice, a trascinare inutilmente i processi.
Per quanto riguarda la durata delle indagini, l’innovazione ipotizzata nella legge n. 134 delle c.d. “finestre di giurisdizione”, cioè quegli interventi del giudice di controllo sulle indagini con particolare riferimento alla correttezza dell’iscrizione delle notizie di reato, sembra poter cagionare un inopportuno ulteriore appesantimento della fase investigativa.

In un processo accusatorio il pubblico ministero va correttamente

privato di ogni potere autonomo di incidenza sulla libertà personale, ma va mantenuto come dominus dell’esercizio dell’azione penale.
Uno dei massimi sociologici del secolo scorso ha definito il diritto come sistema immunitario della società: non serve a correggere errori, ma ad attenuare i rischi strutturali. In quest’ottica, il tentativo di razionalizzazione degli uffici giudiziari coi fondi del PNRR non deve puntare solo ad obiettivi quantitativi, quali l’abbattimento dell’arretrato e la riduzione dei tempi del processo, ma contestualmente deve puntare a garantire l’effettiva tutela dei diritti, soprattutto dei deboli e degli indifesi. Si pensi alla necessità di tutelare le nuove forme di lavoro dipendente, precario e subordinato, ed i diritti della persona umana, a prescindere dalla loro nazionalità, senza ovviamente dimenticare il tema della corruzione, pubblica e privata, e della
criminalità organizzata.
Tra i diritti che un sistema giuridico deve tutelare, rientrano quelli dei minori, nell’ambito familiare ed extra familiare.

Con la Corte d’Appello perugina si è instaurato un fecondo dialogo per valorizzare un’azione ad ampio raggio, non limitata alla sola sede giurisdizionale civile, ma con il coinvolgimento degli operatori pubblici, per adottare criteri uniformi in ambito regionale per la valutazione della capacità genitoriale.
Per altro verso, appare inquietante la situazione della criminalità minorile, espressione di un disagio che da anni investe la regione. Dai dati pubblicati dalla regione Umbria nell’anno 2020 emerge un preoccupante aumento di consumo di sostanze stupefacenti tra gli adolescenti, così come il numero di ricoverati di adolescenti, a causa del consumo di sostanze stupefacenti, supera la media nazionale.
Per quanto riguarda la situazione carceraria, si rileva come gli istituti penitenziari del distretto soffrano delproblema del sovraffollamento. Sono numeri che devono sempre indurre alla riflessione sul ruolo e sullafunzione del carcere.
In quest’ottica va apprezzata l’introduzione della giustizia riparativa, da svolgere tramite un mediatore professionale diverso dal giudice.

La giustizia riparativa supera il concetto di conciliazione tra le parti, perché persegue l’incontro tra l’autore e la vittima del reato, in un’ottica di solidarietà sociale.
Naturalmente la funzione rieducativa presuppone l’effettività della pena e sul punto un particolare impulso al settore dell’esecuzione delle pene è stato dato in Procura Generale con la creazione di un’articolazione volta al rintraccio di soggetti latitanti.
L’inaugurazione dell’anno giudiziario è occasione di riflessione sull’andamento della criminalità nella regione e sulla risposta giudiziaria.
In tema di reati da “Codice Rosso” si è in presenza, sia pure in termini limitati, di un aumento dei procedimenti iscritti per maltrattamenti e stalking. In argomento è stato sottoscritto dalle Procure del distretto e si è in attesa della stipula definitiva, del “Protocollo unico regionale per la realizzazione del sistema
regionale di contrasto alla violenza di genere”.
Le misure dirette ad evitare la diffusione del contagio, con una diminuzione della mobilità, hanno avuto l’effetto indiretto di una diminuzione dei reati contro il patrimonio ma rimane alta la preoccupazione per i furti in abitazione, cioè per i reati di maggiore allarme sociale in tema di tutela della proprietà individuale e della libertà personale.
Diminuisce anche, sempre quale effetto collaterale della ridotta mobilità, la criminalità collegata allo “spaccio da strada” di sostanze stupefacenti, ma rimane preoccupante il numero di reati collegati al traffico di queste ultime.
Una particolare attenzione si impone alle Procure del distretto per i reati di omicidio colposo e di lesioni colpose commessi con violazione delle norme in materia di circolazione stradale, per i quali si confida, a breve, di redigere un protocollo distrettuale, e per quelli legati alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, in
costante aumento e di cui poco si parla se non in occasione di alcuni gravi incidenti.
Aumentano anche i reati in materia informatica; sempre più internet si presta ad essere la nuova frontiera del crimine per la sua velocità di trasmissione e per la possibilità di anonimato. Rimane scarsa, se non inesistente, l’effettiva attuazione del d. lgs.vo n. 231 del 2001, in quanto a vent’anni di entrata in vigore tale normativa tuttora non trova uniforme e piena attuazione.Un capitolo apposito va riservato, ad avviso di questo Procuratore Generale, al tema della criminalità organizzata nella regione. Ai pericoli rappresentati dalla sua infiltrazione nelle attività di ricostruzione ancora in atto dopo l’evento sismico del 2016, si aggiungono quelli collegati ai finanziamenti pubblici previsti per far fronte alla terribile crisi economica determinata dalla situazione sanitaria.
Anche nell’anno in esame non vengono segnalati fenomeni di insediamento e radicamento sul territorio di consorterie genericamente classificabili come mafiose.

Tuttavia questo Procuratore Generale evidenzia come la regione, proprio per la sua immagine di “zona franca”, si presta all’effettuazione di operazioni di riciclaggio e reimpiego di proventi derivanti da attività delittuosa, oltre che per lo svolgimento di attività di prestazione di servizi illeciti, da parte di professionisti nel territorio comunque collegati ad associazioni mafiose.

Per scoprire la c.d. “mafia silente”, è indispensabile un’elevata professionalità delle forze di polizia e dell’autorità giudiziaria, capaci entrambi di captare i c.d. “reati spia” e di saper interpretare i sintomi dell’eventuale manifestazione dei fenomeni di infiltrazione.
Per quel che concerne la c.d. criminalità etnica, anche se sul punto non vengono segnalate associazioni qualificabili come espressive di mafie etniche, tuttavia nella regione Umbria proseguono nella loro attività delinquenziale gruppi criminali di matrice etnica che occupano stabilmente settori legati al traffico di sostanze stupefacenti, a reati contro il patrimonio ed allo sfruttamento della prostituzione.
Con i Procuratori del distretto si è positivamente valorizzata una costante interlocuzione con questo Procuratore Generale diretta al coordinamento organizzativo e ad una specifica attività di formazione ed autoformazione, che ha comportato, tra l’altro, un proficuo incontro con i magistrati della Procura Europea,
nuovo organismo entrato in vigore nel giugno 2021.
Nell’anno in esame le Procure del distretto sono state impegnate nell’attuazione della riforma delle intercettazioni.Il pubblico ministero, quale organo di giurisdizione, deve preservare e garantire i diritti di tutti i soggetti coinvolti nel processo penale, non solo le parti processuali ma anche i terzi. A tal fine, se è spesso indispensabile acquisire i dati per lo sviluppo investigativo con lo strumento delle intercettazioni o con l’acquisizione di copie forensi dei dispositivi mobili, al contempo vanno adottate direttive per impedire
qualsiasi divulgazione di dati riservati, non strettamente indispensabili all’utile esercizio dell’azione penale, soprattutto quando quei dati coinvolgano soggetti non sottoposti al procedimento penale. Tra le riforme contenute nella legge n. 134 del 2021 vi è l’introduzione della improcedibilità in appello. Ilnuovo istituto non sembra tener conto dei diritti della parte civile, attribuisce un discutibile potere giudiziale di proroga della durata del giudizio di secondo grado e, più in generale, se il suo scopo consiste nell’assicurare la ragionevole durata del processo, non si comprende per quale motivo non si sia intervenuto in modo organico anche con riferimento alle fasi anteriori al giudizio d’appello.

Nella previsione della delega legislativa, spetta al Parlamento indicare i criteri generali per l’efficace ed uniforme esercizio dell’azione penale nel cui ambito il Procuratore della Repubblica individua, all’interno del progetto organizzativo, i criteri di priorità per l’obbligatario esercizio dell’azione penale. La condivisibile esigenza di deflazionare il carico eccessivo di procedimenti penali, a fronte della palese incapacità del sistema di dare risposte coerenti e tempestive, oltre che la legittima aspirazione alla prevedibilità delle decisioni giudiziarie, non possono tuttavia costituire il pretesto per interventi normativi che violino il principio di obbligatorietà dell’azione penale, posto a presidio del valore di uguaglianza sostanziale. D’altronde, la difesa dell’autonomia, interna ed esterna, e dell’indipendenza della magistratura, giudicante e requirente, nell’architettura costituzionale servono proprio a baluardo di tale concetto e non certo come difesa corporativa di un corpo burocratico.
Tra le numerose fattispecie normative che indicano reati da perseguire prioritariamente spiccano i crimini in materia di violenza di genere. In argomento, questo Procuratore Generale ha organizzato nel dicembre scorso un incontro di formazione coi magistrati requirenti del distretto. Appaiono altresì meritevoli di
particolare cura i reati contro l’ambiente, le violazioni finanziare, le ipotesi di bancarotta e riciclaggio.

I delitti in materia economica e finanziaria, in particolare, se letti con la dovuta lente di ingrandimento, possono costituire la spia di fenomeni di criminalità organizzata che, seppure non radicata nella regione, trova proprio nell’illegalità diffusa la sua forma tipica di infiltrazione e penetrazione nel tessuto sociale. Sotto quest’ultimo aspetto il distretto umbro presenta diffusi fenomeni di evasione ed elusione fiscale, oltre che di riciclaggio e
di distrazioni fallimentari, che costituiscono il terreno fertile per la penetrazione criminale delle organizzazioni mafiose.
La fiducia nell’amministrazione della giustizia presuppone anche una rigorosa deontologia professionale dei magistrati ed una corretta comunicazione all’esterno delle modalità, delle forme e dei risultati dell’attività giudiziaria, comprensiva dei dati e dei contenuti sui procedimenti trattati.
Alla fine del 2021 è entrata in vigore una nuova normativa che stabilisce modalità rigorose per la comunicazione istituzionale da parte delle Procure. Allo stato, sembra eccessivo formalizzare le uniche modalità di comunicazione dei procedimenti penali con gli organi di informazione mediante conferenze e comunicati, per cui si corre il rischio che nella prassi emergano e si diffondano condotte elusive del dettato normativo, tramite contatti informali, non facilmente tracciabili né sanzionabili.
La tutela della presunzione di innocenza non può certo impedire il diritto all’informazione su fatti di interesse pubblico.
La ripartenza esige un cambiamento dei nostri stereotipi ed un gesto di liberazione dal senso di frustrazione accumulato in anni di insoddisfazione per gli scarsi risultati ottenuti in termini di efficienza del servizio, a fronte degli sforzi, a volte straordinari e quasi sempre privi di gratificazione, compiuti da gran parte del
personale di magistratura, amministrativo e di polizia giudiziaria.
In occasione del conferimento del Nobel per la pace del 2014 ci si è chiesti con malcelata ingenuità perché sia così facile darci una pistola, ma così difficile darci un libro; perché così facile costruire un carrarmato, ma costruire una scuola è così difficile.
Ora è il tempo di caricarsi il peso del passato sulle spalle con lo sguardo rivolto alle generazioni future e non al proprio tornaconto.
Per il recupero della fiducia del cittadino nel servizio giudiziario, i magistrati devono tenere sempre a mente il monito del Presidente della Repubblica di rifuggire dalle chiusure dell’autoreferenzialità, con l’implicito invito ad accettare le critiche, purché ovviamente espresse nell’alveo della continenza e del rispetto della
funzione e delle persone, e di evitare ogni forma di protagonismo.

Nel nostro ambito giudiziario ci si deve domandare se riuscirà la magistratura nel suo compito apparentemente immane di contribuire a riorganizzare il servizio.
Da sola sicuramente no. Ma se saprà organizzare le proprie risorse, collaborare col territorio, dialogare con l’avvocatura, comunicare con equilibrio il proprio quotidiano lavoro, coltivare la cultura della giurisdizione, recuperare il senso ed il valore del proprio ruolo potrà affrontare con serenità il giudizio della collettività in cui opera.