Presentato il Rapporto annuale di Uif Bankitalia. Mencaroni: situazione migliore della media nazionale
La piovra della criminalità economica organizzata non molla la presa sull’Italia e sull’attività di infiltrazione nelle varie regioni. Nel 2022 le operazioni finanziarie sospette segnalate hanno avuto un balzo del’11,4%, con un ulteriore, forte impegno dell’UIF (Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia nell’attività di prevenzione e contrasto al riciclaggio e alla criminalità economica e finanziaria, l’unità centrale nazionale con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, istituita presso la Banca d’Italia).
Nel 2022, infatti, come emerge dal recentissimo Rapporto Annuale 2022 dell’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia si è raggiunto un altro massimo storico delle segnalazioni di operazioni sospette (SOS) ricevute dall’Unità (155mila 426, con un aumento appunto dell’11,4%). Un’ampia maggioranza di segnalazioni proviene come di consueto dal sistema bancario e finanziario, con un accresciuto contributo dei prestatori di servizi di gioco e degli operatori non finanziari. Dal 2018 al 2022 le segnalazioni di operazioni sospette sono cresciute da 98mila 030 a 155mila 426, con un incremento cumulato del 58,5%, dimostrando la profondità del fenomeno criminale ma anche una crescente capacità dello Stato di effettuare l’opera di contrasto.
L’Umbria meglio della media nazionale, ma preoccupano alcuni indicatori
Per quanto concerne l’Umbria, dal Rapporto Annuale dell’UIF la situazione sul fronte delle operazioni finanziarie sospette appare complessivamente migliore di quella media nazionale, anche se ci sono alcuni indicatori che preoccupano.
Ma andiamo con ordine. Per l’Umbria il Rapporto UIF 2022 di Bankitalia evidenzia 1.283 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, in crescita (+71, +5,5%) rispetto al 2021, meno del +11,4% del dato nazionale). E le 1.283 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette in Umbria rappresentano lo 0,9% del totale nazionale, quindi meno del peso del Pil della regione (1,4% circa) e meno anche del peso della popolazione umbra sul totale italiano (1,4% circa).
La regione, quindi, sul fronte delle operazioni finanziarie sospette (che sono tra le principali spie dell’infiltrazione criminale nell’economia), pur non essendo più da tempo un’isola felice non presenta situazioni di particolare rilevanza.
Ma ci sono due indicatori che potrebbero mettere in discussione questa interpretazione.
Per quanto riguarda le cosiddette ‘comunicazioni oggettive’ (quelle, cioè, che emergono da elementi oggettivi di sospetto, utilizzando i dati InfoCamere, come i sotto-indicatori che misurano l’opacità lungo dimensioni diverse: l’opacità negli assetti proprietari, nella struttura di governance e in altre
caratteristiche societarie) è posizionata nel terzo dei quattro quartili – quindi in una posizione medio-alta – per importi relativi al Pil della regione. In altre parole, meno comunicazioni di operazioni sospette ma di importo più elevato, almeno in rapporto al Pil dell’Umbria.
L’altro elemento di criticità per la regione è il ricorso al contante e le anomalie nell’uso del contante. Se nel ricorso al contante l’Umbria è posizionata nella fascia medio-alta di rischio, nelle anomalie dell’uso del contante la regione si posiziona per una parte (calibrata grosso modo sul Perugino) nella fascia medio-alta e per un’altra (che comprende parte della Ternano) nella fascia alta di rischio.
Un indicatore di opacità delle imprese italiane che utilizza i dati di Infocamere
L’esigenza di assicurare una maggiore trasparenza dei veicoli societari rappresenta una questione centrale nel campo dell’antiriciclaggio, in parte soddisfatta con l’indicazione del beneficiario effettivo nei registri commerciali di molti paesi. I pochi studi su questo argomento confermano che le imprese opache hanno maggiori probabilità di essere coinvolte in condotte illecite. In considerazione della rilevanza del tema, è stato messo a punto un indicatore che utilizza i dati di InfoCamere, basato su tre sotto-indicatori che misurano l’opacità lungo dimensioni diverse: l’opacità negli assetti proprietari, nella struttura di governance e in altre caratteristiche societarie. In ciascun sotto-indicatore sono sintetizzati specifici aspetti della struttura societaria. L’opacità negli assetti proprietari attiene alla presenza di possibili prestanome (soci molto anziani senza altre partecipazioni o soci molto giovani), all’elevato turnover dei soci, ai legami con paesi a rischio (paradisi fiscali o non cooperativi), alla presenza in qualità di soci di particolari forme o tipologie di società (fiduciarie, trust, fondazioni, società semplici), ad anomalie nella distribuzione delle quote societarie tra i detentori del capitale. Analoghi sono gli aspetti che rilevano ai fini della misurazione dell’opacità nella struttura di governance. Questi, infatti, riguardano la possibile presenza di prestanome (amministratori anziani o molto giovani), i legami tra il management e paesi esteri anche a rischio, la presenza tra gli amministratori di forme o tipologie di società di per sé poco trasparenti, l’elevato turnover degli amministratori. Infine, tra gli altri elementi di opacità assumono rilievo i frequenti cambi di sede sociale, di ragione sociale, di natura giuridica e la presenza di indirizzi ripetuti ai quali afferiscono molteplici imprese. A partire dai sotto-indicatori viene computato un indicatore di sintesi per fornire una misura complessiva dell’opacità di un’impresa. L’indicatore è stato calcolato per gli oltre due milioni di imprese italiane attive dal 2010 al 2021 per permettere di valutarne l’evoluzione nel tempo.
La Dichiarazione
Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “La Camera di Commercio dell’Umbria, e tutto il sistema camerale, sono in prima fila per garantire un’economia trasparente e concorrenziale, con imprese che nascano e si sviluppano in maniera sana. Non esiste per nessun Paese, per nessuna regione, per nessun territorio, una reale crescita socio-economica quando il sistema è condizionato da infiltrazioni criminali e, comunque, anche quando c’è un sistema dove l’illegalità è diffusa allargando le sue metastasi che distruggono la concorrenza, la competitività, le imprese sane e la coesione sociale. L’Umbria, in base a quanto emerge dal Rapporto 2022 dell’UIF, presenta da questi punti di vista una situazione complessiva migliore della media nazionale, ma con alcuni punti di criticità che non vanno sottovalutati e su cui occorre stringere i freni con decisione prima che la situazione si aggravi. Le Camere di Commercio, depositarie del Registro delle imprese, partecipano a pieno titolo a quest’opera di legalità e di sana economia mettendo a disposizione tutti i propri dati alle Autorità di vigilanza e affinando sempre più gli strumenti per un’opera tempestiva ed efficace di segnalazione di operazioni e situazioni sospette. Mi piace, da questo punto di vista, sottolineare come l’UIF, grazie ai dati di Infocamere, ha messo a punto un indicatore di opacità delle imprese italiane che rafforzerà certamente la battaglia per la legalità economica e sociale. Come Camera di Commercio dell’Umbria abbiamo stipulato diversi accordi con le forze dell’ordine per fornire accesso alle nostre banche dati, come nel caso del Sistema Regional Explorer (Rex), e supporto all’azione di prevenzione e repressione dei reati”.