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Fasci littori al mercato coperto, Bori: Regione chieda conto al sindaco di Perugia

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Tommaso Bori
Tommaso Bori

Così il capogruppo Pd dopo le dichiarazioni dell’assessore regionale Agabiti nel Question time

Tommaso Bori
Tommaso Bori

Nella sessione dedicata al Question time della seduta odierna dell’Assemblea legislativa, il capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori ha chiesto all’assessore Paola Agabiti “se era a conoscenza del restauro dei Fasci littori del Mercato coperto e se sono stati utilizzati a tale scopo fondi europei o regionali”.

Il capogruppo Pd, ha evidenziato che “il Mercato coperto del capoluogo umbro è stato ristrutturato dalla Regione Umbria grazie ai fondi europei del Fesr 2014-2020. Nei mesi scorsi si è venuti a conoscenza del fatto che le opere di ripulitura abbiano fatto rinvenire in una posizione di grande evidenza e rilievo visivo la raffigurazione di simbologia fascista, nello specifico due fasci littori, che erano stati coperti dai partigiani e dai cittadini di Perugia a seguito della Liberazione. La ‘Legge Mancino’ (122/1993) condanna gesti, azioni e slogan legati alla ideologia nazi-fascista: se nel 1932, anno di inaugurazione dell’edificio, la presenza di un fascio littorio, collocato alla sinistra del simbolo della città, aveva il significato di celebrare una amministrazione comunale inequivocabilmente e fieramente ‘fascista’, così nel 1945, all’indomani della Liberazione, la copertura di quel simbolo con della calce viva aveva il significato di celebrare una amministrazione comunale inequivocabilmente e fieramente antifascista. Oggi, tale azione ha rimesso in luce quello che in Italia è considerato unanimemente l’emblema di quell’ideologia, a prescindere dagli intenti filologici e dal parere tecnico della Sovrintendenza. È stato autorevolmente smentito che il fascio possa essere opera di pregio, del pittore perugino Gerardo Dottori o di altro artista, il simbolo in questione è dunque soltanto, come è stato sottolineato in modo autorevole, il lavoro di un artigiano che non ha nessun pregio o valore artistico. Al contrario, la malta con cui i simboli della dittatura sanguinaria erano stati coperti ha un grande valore storico e politico, perché rappresenta la volontà democratica dei cittadini e dei partigiani dopo la liberazione dalla dittatura fascista e l’occupazione nazista. Lasciare intatto, e perfino restaurare, il simbolo per eccellenza di un periodo condannato dalla storia, come il fascismo, non equivale a conoscerlo, ma ad accettarlo, e ad accettare anche ogni manifestazione ad esso implicitamente”.

L’assessore Paola Agabiti ha risposto che “la Giunta regionale, nel 2014, ha aderito al Piano di azione e coesione nazionale e poi approvato l’elenco degli interventi da finanziare con fondi comunitari. Tra questi c’è la rifunzionalizzazione del Mercato coperto di Perugia. Il Comune, nel 2015, ha approvato il progetto esecutivo da 5,7 milioni. Non risultano eseguiti sopralluoghi congiunti rispetto alla problematica indicata. Non risultano richieste di pareri rispetto a lavorazioni particolari mirate al mantenimento a vista delle pitture murali in questione”.

Bori ha replicato sottolineando che “la Regione, stanziando i fondi dandoli al Comune, non era mai stata messa al corrente della scelta di riportare alla luce i due fasci littori. Questo è grave e quindi la Giunta deve fare un passo verso il Comune, che a questo punto è l’unico responsabile di questa decisione. Dovete chiedere conto al sindaco di queste scelte sbagliate. L’unica decisione possibile è quella di coprire quei simboli. Ora non potete fare finta di non aver saputo e visto niente”.