Nel corso di una riunione operativa della Federazione Italiana Pensionati Attività Commerciali dell’Umbria, alla presenza di Giuliano Granocchia, presidente Confesercenti Umbria, è stata elaborata una sintesi del nuovo documento programmatico che sarà editato prossimamente ed inviato poi alle istituzioni sia comunali che regionali.
La fotografia dell’Umbria in tre numeri, ricordano Sergio Giardinieri dell’ufficio studi Fipac Umbria e Pier Francesco Quaglietti coordinatore regionale della stessa associazione, ci dice che al 1° gennaio 2023 gli abitanti della nostra regione erano 854.137; che la popolazione con oltre 65 anni era pari al 26,8 per cento. Questo significa che oltre 228 mila anziani e di questi 78.700 superano gli ottant’anni, e che l’indice di vecchiaia, il rapporto tra giovani e anziani, era pari a 229,5, con notevoli differenze tra le due province.
Tutto ciò per ribadire che la Regione invecchia sempre più e perde popolazione, soprattutto tra i giovani e gli adulti.
Ma l’Umbria è anche una regione in cui l’importo delle pensioni è più basso della media del Centro Italia e del Paese stesso: le 142.766 pensioni del Fondo Lavoratori dipendenti hanno un valore medio di 1.132,18, le 104.313 del terziario valgono 825,08 con differenziazioni tra lavoratori agricoli, artigiani e commercianti. Quelle assistenziali poi, che sono 79.369 valgono 485,74. Da sottolineare che queste ultime hanno un valore similare a quello di altre regioni.
L’Umbria è quindi anche una regione povera, o più povera di altre, che sale però in cima alle classifiche per le spese relative all’assistenza di anziani e malati in rapporto con gli abitanti. All’INPS sono iscritte 10.087 badanti regolari, un numero che quasi raddoppia considerando le colf e che si duplica considerando i caregiver familiari che si prendono cura dei familiari ogni giorno. Numeri elevati che però vanno raffrontati con gli ottanta mila ultraottantenni e il 6,9 per cento della popolazione disabile, e che comunque non tengono conto del lavoro irregolare che oggi si sta spostando sulla riduzione delle ore “ufficialmente” retribuite.
Con gli ultimi aumenti di gennaio, il costo di una badante convivente, a tempo pieno, non è inferiore a 1,500 euro mensili, cifra che sale a oltre duemila euro se si considera il costo della sostituzione per i periodi di riposo, ferie e malattie.
In pratica più del doppio della pensione percepita. Come rispondere allora alle esigenze degli anziani? Come FIPAC Confesercenti Umbria, ricordano Giardinieri e Quaglietti, nel documento dello scorso settembre, evidenziammo che attualmente, dal punto di vista fiscale, viene riconosciuta, in sede di dichiarazione dei redditi, la deduzione dei contributi pagati, fino alla cifra di 1,549,37, e la detrazione al 19% dei compensi corrisposti fino alla concorrenza di 2.100 euro, che corrisponde in pratica ad un recupero di imposta di 399 euro. Ben poca cosa rispetto ai costi sostenuti. Proponevamo allora di aumentare la cifra da detrarre in considerazione che i costi reali oscillano tra 15 e 20 mila euro annui.
Non possiamo che essere soddisfatti di una proposta da noi ripresa e che ha avuto il via libera dalla Commissione Affari Sociali del Senato dove è all’esame il decreto lavoro che prevede un “esonero contributivo del 100% nel limite massimo di 3.000 euro annui, per un triennio, in caso di assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di lavoro domestico con mansioni di assistente a persona non autosufficiente con più di 65 anni “
Ancora non ci siamo ma è un passo avanti se dovesse essere trasformato in legge dello Stato.
Tra le altre considerazioni della Fipac Confesercenti Umbria quella di proporre ai comuni della nostra Regione, ed in particolare a quelli più grandi, una “ Consulta permanente della Terza Età” aperta a tutte le organizzazioni datoriali,sindacali e del volontariato in modo che i problemi locali possano essere affrontati con una visione ampia,frutto di chi opera da sempre in questo ambito. Una consulta che non si deve né vuole sostituire alla istituzioni, ma solo supportarle in certe scelte Un confronto magari presentando progetti propri o osservazioni su decisioni amministrative dei singoli comuni che vanno ad incidere in qualche maniera verso i residenti della Terza Età. Una Consulta territoriale in pratica che deve avere una chiara valenza collaborativa, perché la città è comunque di tutti i cittadini, anche degli anziani e di chi soffre di disabilità.