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Frena la fuga dei cervelli dall’Umbria

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I dati Istat rilevano che sempre meno laureati lasciano il territorio per trasferirsi all’estero

Meno cervelli in fuga dalla regione. Lo dice l’Istat, che registra una forte frenata nel 2021 dei laureati umbri che lasciano la regione per andare a vivere e lavorare all’estero.
La fuoriuscita dei laureati dall’Umbria nel 2021 rispetto al 2020 è crollata di oltre il doppio rispetto alla media nazionale, mentre il numero dei laureati italiani che dall’estero hanno trasferito la residenza in Umbria è cresciuto del 60% in più rispetto al dato italiano.

Giorgio Mencaroni

“I dati – afferma il presidente della Camera di commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – configurano una svolta improvvisa, sulla quale sarà necessario effettuare approfondimenti”.
Quello dei giovani e delle loro prospettive nel territorio è stato il tema al centro del nuovo video “Il Punto del Presidente”, curato dall’Ufficio Stampa e Comunicazione della Camera di Commercio dell’Umbria, in cui il Presidente dell’Ente Camerale, Giorgio Mencaroni, dà conto dell’importante svolta che c’è stata nel 2021 sulla fuga dei laureati umbri all’estero, che aveva caratterizzato tutto il decennio precedente, e traccia alcune spiegazioni su questa inversione di rotta, invocando anche prudenza perché si tratta del primo anni dal 2011 che ciò avviene e occorre quindi monitorare se davvero il 2021 sia stato l’anno della “rondine che fa primavera.

“Nel 2020 afferma il Presidente della Camera di Commercio avevamo toccato il picco negativo dell’ultimo decennio sul saldo tra trasferimenti di residenza dall’estero in Umbria e dall’Umbria per l’estero dei laureati. I cittadini italiani (umbri e non) che, residenti all’estero, erano tornati in Italia scegliendo l’Umbria erano stati nel 2020 solo 189, mentre i laureati che dall’Umbria avevano preso la via permanente dell’estero, trasferendovi la residenza, erano stati 552, il massimo di sempre. Il saldo tra iscrizioni dall’estero e cancellazione dell’estero dei laureati in Umbria era stato quindi negativo di 363 persone, il peggior risultato dell’ultimo decennio (dieci anni prima, nel 2011, il saldo era stato di 27, frutto come si può vedere nella tabella 1 di 82 iscrizioni e 109 cessazioni, in un’epoca dove la mobilità internazionale dei laureati era assai minore rispetto ad oggi)”.