Il Giorno della memoria come occasione per esaltare il valore della Pace
di Adriano Marinensi
In questo nostro Pianeta, in parte falsamente civilizzato, la competizione tra il bene e il male continua ad attraversare le generazioni. Il male delle aggressioni armate, delle sopraffazioni, della violenza e il bene che vuole affermare la probità, eliminare le divaricazioni sociali, le miserie, le sofferenze. Ancora oggi, le contese insanguinano molte comunità e costringono popolazioni inermi a fuggire senza meta, in un esodo scomposto e aleatorio. I segni perversi dell’egoismo prevalgono sui valori della solidarietà e molti uomini vivono e muoiono per l’ostilità di altri uomini. Ignominiosamente. E’ il male, in ogni sua dimensione, che sconvolge le regole e i rapporti comunitari. Il male è la conflittualità che uccide e distrugge, che umilia i sentimenti.
Ho vissuto l’ultimo conflitto mondiale (1939 – 45) e l’immagine peggiore che mi è rimasta racconta di un Cimitero sconvolto dal bombardamento. Fu d’agosto e il sole, alto e forte, aumentava il fastidio dell’afa. Entrai in quel Camposanto, per caso, insieme a mio padre e vidi cose che non posso raccontare. Vidi immagini che di sicuro avranno fatto raccapricciare pure i cipressi. Parve il dies irae. Invece era soltanto un maledetto episodio di guerra, era l’azione del male.
La barbarie delle ideologie che quel colossale martirio degli anni ’40 del ‘900 avevano provocato. Ideologie ancora presenti in talune braccia tese revansciste e in altre teorie aberranti che vorrebbero – per esempio contro gli ebrei – “ultimare il lavoro che Hitler non ha avuto il tempo di portare a termine” (sic). A costoro serve il giorno della memoria. Simili esternazioni sono bestemmie contro la verità e la storia: meritano repulsione intellettuale e rigore morale. Per mettere all’angolo quanti coltivano il culto dell’odio e della menzogna. Siffatte espressioni nostalgiche sono nemiche della concordia che costruisce e stimolano sterili antagonismi che distruggono. Sanno di negazionismo vile e bastardo.
“Cerchino tutte le nazioni, tutte le comunità politiche il dialogo, il negoziato” è un tratto dell’alto messaggio lanciato, nell’aprile 1963, durante la guerra fredda, da Papa Giovanni XIII con l’Enciclica Pacem in terris, “il regalo di Pasqua – disse – agli uomini di buona volontà”. Il solenne richiamo alla Pace continua oggi, forte e responsabile, nelle parole di Papa Francesco, in un momento di guerre vere che stanno minacciando l’esistenza di tante persone e provocando la diaspora di interi popoli. Uno strepito clamoroso, soprattutto del mondo giovanile, deve far vibrare milioni di coscienze per sostenere il diritto alla vita e ad una esistenza che sappia di giustizia sociale. Nei giorni scorsi, ai giovani, la senatrice Liliana Segre ha detto: “Non siate indifferenti”. Ne va del loro destino.
La vicenda dolorosa del 7 ottobre ha rilanciato l’antisemitismo e il conflitto di Gaza sta pesando sul dovere della memoria. Nell’offesa e nella risposta c’è una tragicità che allontana un altro dovere, operare, sempre e comunque, per far prevalere la Pace. Il coinvolgimento di tanti bambini nel bilancio di morte, a Gaza e in Ucraina, accresce l’amarezza per le migliaia di vittime civili.
Dobbiamo inoltre avere in mente che il contrario della Pace non è soltanto la guerra. E’ tutto quanto soverchia, sino all’ultimo cittadino del mondo. Le povertà, le discriminazioni, le angherie diffuse, lo schiavismo moderno: Sono il male dell’egoismo che dispregia il sentimento di solidarietà, che degrada lo stare insieme. All’’uomo democratico invece spetta la tutela delle libertà, del progresso equanime, della mutualità diffusa. E’ il dovere primario che deve motivare gli operatori di Pace, impegnare le politiche degli Stati..
Siamo dunque nel Giorno della memoria, (27 gennaio) la data simbolica che riassume e ricorda i sacri principi della convivenza. Il tempo delle condanne a carico delle scelleratezzecompiute quasi un secolo fa, è passato. Non deve però passare la rimembranza di milioni di vittime, un sacrario ideale imperituro e vincolante anche dal punto di vista culturale.
Serve la memoria per porre barriere insuperabili di difesa della concordia internazionale, della diplomazia strumento di soluzione dei contrasti, della supremazia di qualunque itinerario conduca all’intesa , all’armonia, beni primari dell’umanità. Facciamo che il Giorno della memoria e della difesa della PACE non conosca tramonto. E il bene finalmente possa vincere il confronto con qualunque forma di male. Nei cuori degli uomini.