Alberto Liguori è stato sospeso di nuovo dal suo incarico
La nuova sentenza nel merito del Tar del Lazio costringe ancora una volta il procuratore di Terni Alberto Liguori a lasciare il suo incarico. Respinto, infatti, il ricorso presentato da Liguori contro la delibera con cui il Consiglio superiore della magistratura, lo scorso 11 gennaio, aveva disposto la sua non riconferma.
Nella sentenza di merito il Tar del Lazio sposa la tesi del Csm che «con prognosi del tutto plausibile, ha correttamente prospettato il pericolo che il magistrato metta in pratica modalità di verifica e di valutazione dell’attività dei colleghi improntate a logiche correntizie piuttosto che all’effettivo apprezzamento della professionalità».
E dunque con tale sentenza il Csm ha disposto di non confermare l’incarico a Liguori a seguito delle chat intercorse tra lui e l’ex presidente dell’associazione nazionale magistrati, Luca Palamara.
Liguori aveva impugnato la delibera del Csm dell’11 gennaio scorso, giorno in cui il consiglio superiore della magistratura aveva disposto la non conferma nell’incarico di procuratore capo di Terni per incompatibilità.
Per i giudici amministrativi «le conversazioni acquisite presentano una perfetta compenetrazione dell’attività politico-sindacale del magistrato con le proprie funzioni ordinarie».
Rigettato dai giudici amministrativi oltre al ricorso contro la mancata conferma alla guida della procura, anche quello contro il bando che ha messo a concorso il posto vacante di procuratore capo di Terni, la cui procedura va avanti.
In queste ore la facente funzioni torna ad essere, Barbara Mazzullo la pm con maggiore anzianità di servizio, mentre Liguori torna, per la seconda volta in pochi mesi, a fare il pm.
Scontato il suo nuovo ricorso al Consiglio di Stato, questa volta contro la sentenza del Tar che è stata pubblicata ieri.