In Umbria nei primi 7 mesi del 2022 11 vittime sul lavoro e 6453 denunce di infortunio
“Un Paese civile non può tollerare 1.300 morti all’anno come accade oggi in Italia. Ad agosto 2022 le denunce di infortunio sul lavoro sono state il 43% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, il dato parla chiaro: il fenomeno infortunistico è in costante crescita, acuito dalla precarizzazione e dall’invecchiamento della forza lavoro, fino a coinvolgere tirocinanti e stagisti morti durante un’esperienza formativa in azienda”. Queste le parole dei giovani dell’Associazione difesa orientamento consumatori, Adoc Umbria riguardo al tema della sicurezza sul lavoro, ricordando anche i dati regionali. “L’Umbria conta 11 vittime sul lavoro nei primi 7 mesi del 2022. A queste si aggiungano le denunce di infortunio che nella regione sono state 6453 da gennaio, infortuni che hanno stravolto vite o lasciato segni indelebili. Edilizia, terziario e agricoltura sono i settori più colpiti”.
“Tutto ciò è inammissibile – proseguono i giovani di Adoc Umbria –. Non basta dire basta con le dichiarazioni di rito, la Uil ne ha fatto una battaglia prioritaria con ‘Zero morti sul lavoro’. La vita e la salute delle persone devono tornare a essere il valore centrale nel lavoro. Serve un piano per la sicurezza in ogni ambito lavorativo, che sia misurabile nell’arco di un tempo definito, che segni il radicale cambiamento. È essenziale una formazione continua in materia di salute e sicurezza sia per i datori di lavoro, fin dall’avvio di qualunque attività d’impresa, sia per i lavoratori e sia per gli studenti che devono affrontare il tema nei loro programmi scolastici. Solo questo eviterà comportamenti superficiali, oggi diffusi non solo nelle piccole aziende. Il lavoratore prima di essere applicato a qualsiasi attività lavorativa deve essere formato e visitato dal medico competente aziendale. Troppo spesso questo non avviene specie per i lavoratori assunti a tempo determinato o in somministrazione. È anche necessario mettere mano alla normativa sulla sicurezza affinché sia più chiara, semplice, non un groviglio da dipanare e che definisca le responsabilità e le penalità”. “Servono – proseguono i giovani di Adoc Umbria – facilitazioni anche per accedere ai finanziamenti dell’Inail e bisogna mettere a disposizione un pool di consulenti che, in caso di difficoltà o dubbio nella predisposizione di un piano di sicurezza, sappia dare risposte certe. Questo dovrebbe affiancare e prevenire eventuali errori. Inoltre, aumentare la dotazione di ispettori per svolgere i controlli, a rotazione nel territorio di competenza; istituire nuovamente un Numero Verde da parte del Ministero del Lavoro, dove, in modo anonimo, possano essere segnalate eventuali inadempienze in tema di salute e sicurezza. Ciò metterebbe a riparo i lavoratori più fragili”.
“Il permanere fino a oggi di questi pesanti dati – concludono i giovani di Adoc Umbria –, vuol dire che ciò che è stato fatto non è sufficiente. Al governo che arriverà a brevissimo e alle opposizioni chiediamo un impegno congiunto a realizzare la Task Force del cambiamento. La vita si tutela con le azioni. Possiamo contare sulle istituzioni per la tutela dei diritti dei cittadini lavoratori? Garantire sicurezza, dignità e rispetto di lavoratrici e lavoratori è l’atto che accresce la civiltà dell’intero territorio nazionale. Su questo l’Italia ha bisogno di cambiare la propria immagine”.