Il commento di illustri esponenti politici umbri dei più importanti partiti politici
Di Luigi Piccolo – Secondo il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti la nuova legge di Bilancio costringerà gli italiani a pagare più tasse. L’Ufficio parlamentare di Bilancio conferma che nel 2019 la pressione fiscale salirà dal 41,9% al 42% del Pil. Nei successivi anni sarà del 42,8% (2020) per scendere al 42,5% nel 2021.
In Umbria si stima che per imprese e famiglie ci sarà un aumento di prelievi pari a 14 milioni di euro in un anno.
Abbiamo chiesto ad Andrea Liberati (Cons. regionale M5S), Riccardo Marchetti (Deputato Lega), Giacomo Leonelli (Cons. regionale Pd), Fiammetta Modena (Senatrice Forza Italia) e Silvano Rometti (Cons. regionale Socialisti) di commentare la manovra e i suoi effetti sulla regione attraverso alcune domande, uguali per tutti, mirate a generare un confonto diretto e un dibattito aperto.
Abbiamo rivolto le stesse domande alla Governatrice Catiuscia Marini, per ospitare la quale abbiamo anche deciso di ritardare la pubblicazione del giornale ma, a fronte del nostro impegno, non abbiamo ricevuto risposta alcuna. Mancando, in questo modo, di dare un servizio a cittadini ed elettori. Cara Presidente, in amicizia le dico che ha perso una buona occasione.
Le risposte dei politici non avrebbero dovuto superare le battute indicati. Purtroppo, per l’importanza dell’argomento, alcuni non si sono attenuti alle nostre indicazioni, e dunque, siamo stati costretti a pubblicare i singoli interventi in maniera integrale. Ci proponiamo di offrire la stessa opportunità anche agli altri nei prossimi numeri, ringraziando comunque tutti per la collaborazione.
È vero che con l’approvazione della manovra di Governo gli italiani e gli umbri pagheranno più tasse?
LIBERATI: In realtà questa è la prima vera manovra che redistribuisce il reddito. Prende i soldi da chi fino ad oggi ha goduto di trattamenti di favore e li mette a disposizione del mondo produttivo che in questi anni è stato vessato da fisco e burocrazia. È un primo passo, ma va senz’altro nella giusta direzione. È vero che sono previsti alcuni aumenti, ma riguardano banche, grandi assicurazioni, il gioco d’azzardo e i colossi multinazionali che sono abituati a pagare le tasse in paradisi fiscali all’interno della UE.
Le piccole e medie imprese che sono la spina dorsale del nostro Paese pagheranno meno. E ancor più nella nostra regione dove le micro-imprese sono molto più diffuse ed hanno un peso maggiore che nel resto d’Italia.
Anche in Umbria migliaia di partite iva usufruiranno dell’estensione dell’aliquota piatta al 15% (per chi fattura fino a 65 mila euro) e saranno favoriti gli investimenti grazie alll’abbattimento dell’Ires al 15% per i tanti imprenditori che decidono di investire nella loro attività e assumere nuovi lavoratori.
Tra le altre cose va senz’altro segnalato il raddoppio dal 20 al 40% della deduzione Imu sui capannoni industriali, e finalmento le imprese hanno la possibilità di dedurre negli anni successivi le perdite degli anni precedenti. Misure importanti anche nella riduzione del costo del lavoro tagliando i premi Inail di oltre il 30%. È senz’altro una manovra del cambiamento anche sotto questo punto di vista.
MARCHETTI: La manovra di bilancio del Defr 2019 non prevede alcun aumento della pressione fiscale, bensì la conferma delle agevolazioni fiscali esistenti. A ciò si aggiunge la previsione delle entrate secondo il criterio di cassa per i tributi e di competenza per i canoni e altri gettiti; contenimento e riduzione delle spese correnti e di funzionamento per favorire la riqualificazione della spesa regionale a favore degli investimenti da realizzare nel triennio; riprogrammazione delle quote di cofinanziamento regionale per la programmazione comunitaria 2014-20 per garantire il conseguimento dei target intermedi di spesa dei programmi; riduzione ulteriore del livello di indebitamento con ricorso a nuovo debito per importi inferiori alle quote capitale previste per il rimborso annuale del debito contratto.
LEONELLI: È drammaticamente vero, lo ha certificato l’Ufficio parlamentare di bilancio lo scorso 28 dicembre: la manovra è recessiva, farà salire la pressione fiscale e diminuire il potere d’acquisto delle famiglie. A pagare queste scelte scellerate saranno purtroppo i cittadini e le amministrazioni locali.
MODENA: Lo ha detto a chiare note l’Ufficio Parlamentare di Bilancio e uno studio del Consiglio Nazionale dei Commercialisti. Si tratta di 13 miliardi nel giro di tre anni, che stima un saldo netto di 12,9 miliardi di maggiori entrate tributarie sul triennio 2019-2021. In pratica la pressione fiscale salirà dal 41,9 al 42,4% del Pil dal 42% del 2018. Mentre negli anni successivi si arriva al 42,8% nel 2020 e al 42,5% nel 2021.
Possiamo fare qualche esempio concreto.
C’è lo “sbocco” per l’aumento della leva fiscale degli enti locali, che sono sottoposti a tagli tali da rischiare di non chiudere i bilanci. Il fondo IMU/TASI è stato ridotto a soli 190 milioni da 300. E’ inevitabile che i Comuni per chiudere i bilanci debbano pensare ad alzare le imposte. Inoltre eventuali contributi (come i 400 milioni per i Comuni sotto i 20.000 abitanti) sono destinati alla spesa per investimenti, mentre le modifiche relative alla tesorieria bloccano di fatto la liquidità degli enti locali.
Altri esempi riguardano le automobili e il famoso raddoppio della tassazione sul no profit: basta pensare a quanto sia esteso in Umbria il settore per capire le conseguenze.
Inoltre il Governo si è, di fatto, finanziato con le clausole di salvaguardia dell’Iva: sono circa 50 miliardi. Una manovra intera…
Infine non dimentichiamo che quando si tassano le Banche (invece che occuparsi della loro gestione), il risultato è che i costi sono scaricati sul correntista.
ROMETTI: E’ cio che viene affermato da tutti gli osservatori e gli organismi competenti compresi gli stessi uffici parlamentari quindi credo ci siano pochi dubbi in materia, la valutazione conseguente è che il governo che doveva abbassare la pressione fiscale complessiva invece la alza.
Cosa ne pensa di Reddito di Cittadinanza e Quota 100?
LIBERATI: Il reddito di cittadinanza è una misura essenziale ormai. Chi non si rende conto che questo Paese ha la necessità primaria di dotarsi di uno strumento per rispondere ai bisogni primari delle fasce più deboli, probabilmente ignora lo stato di disperazione e dolore di una parte significativa della nostra popolazione. Sono decenni che assistiamo ad annunci rispetto alle grandi ricette per far ripartire l’economia, gli investimenti in opere pubbliche richiedono alcuni anni per imprimere il loro effetto tangibile sull’economia reale, d’altro canto le persone però devono mettere insieme il pranzo con la cena oggi. Tra l’altro recenti indagini ci dicono che, tra le regioni del Centro Italia, l’Umbria è quella con la percentuale più alta di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà relativa, un aspetto che durante il mio mandato sto affrontando quotidianamente.
Va ricordato che il reddito di cittadinanza è inoltre una misura di politica attiva del lavoro, non mero assistenzialismo come si vorrebbe far credere. Per la prima volta troviamo risposte concrete di contrasto alla povertà che allo stesso tempo rappresentano un’ importante investimento per il Paese.
Si punta a restituire un futuro e una dignità alle persone anche attraverso la cd ‘quota 100’ che darà la possibilità di andare in pensione a gente che ha lavorato una vita, dando la possibilità alle imprese di assumere nuovi giovani con un costo in termini di contribuzione decisamente minore.
MARCHETTI: Quota 100 sarà opzionale. Sceglierà il lavoratore se vuole utilizzare o meno questo canale di uscita anticipata dal lavoro. Penso che sia un atto dovuto, nei riguardi delle centinaia di pensionandi e di giovani rimasti bloccati (gli uni in uscita gli altri in entrata) dalla legge Fornero e non è prevista alcuna penalizzazione, ovviamente la pensione sarà rapportata agli anni effettivi di contribuzione. Il reddito di cittadinanza invece credo che debba essere uno strumento non soltanto assistenziale ma soprattutto di incentivo per aziende ed imprese ad assumere. Sarà un aumento di concreto aiuto per chi versa in condizioni di povertà e di sgravio per le imprese e le aziende che intendano assumere.
LEONELLI: Con questa manovra finanziaria il reddito di cittadinanza è morto e rischia di produrre effetti devastanti per le famiglie. La tanto decantata rivoluzione promessa in campagna elettorale rischia di essere una mezza mancetta in vista delle prossime europee. Quota 100 così come è stata impostata creerà solo problemi, producendo enormi costi per lo Stato e lasciando nell’incertezza i lavoratori.
MODENA: Voglio leggere il provvedimento definitivo e cioè il decreto legge che il Governo deve presentare al Parlamento. Cambiamo bozze e idee in continuazione: la manovra è di fatto arrivata all’ultimo secondo in Senato e nessuno conosceva il vero testo. Ancora oggi (e siamo a metà gennaio) i giornali pubblicano i testi di oltre 1000 commi…
In generale la posizione sul reddito di cittadinanza è conosciuta: è una mancia elettorale, come quella di Renzi. E’ iniqua e si presta ad abusi.
Per quanto riguarda quota 100 il problema è a quale prezzo un italiano deciderà di andare in pensione: con cifre ridotte (dopo anni di lavoro), pensioni che non sono rivalutate o peggio ancora tagliate.
ROMETTI: Una misura che contrasti la condizione di povertà di tante persone e famiglie è condivisibile, purché non diventi un sostegno all’ozio e sia realmente un modo per essere inseriti nel mondo del lavoro.
Su quota 100 credo che se vogliamo che il sistema previdenziale sia sostenibile anche in futuro e quindi per i giovani non si può non tener conto che l’età media aumenta e quindi anche l’uscita dal mondo del lavoro deve allungarsi.
Secondo una recente indagine della CGIE di Mestre l’Umbria registrerà un aggravio fiscale di 14 milioni di euro in un anno. Quali le possibili ricadute sull’economia locale?
LIBERATI: I possibili microaumenti delle imposte locali, dovuti allo sblocco della leva fiscale inserito nella nuova Manovra, sono un tema annoso che i sindaci stessi hanno posto. Non si vogliono mettere in discussione le stime della CGIA di Mestre, ma sono convinto che un buon sindaco sappia come calibrare la necessità fiscale del proprio Ente e là dove sono amministratori virtuosi non ci sarà alcun aumento di tasse. Potremo fare l’esempio della tariffazione puntuale sui rifiuti, dove in Umbria siamo ancora molto indietro (non certo per colpa del Governo gialloverde), che oltre ai vantaggi in termini ambientali porterebbe notevoli alleggerimenti in termini di carico fiscale per i contribuenti umbri.
MARCHETTI: Non ci sarà alcuna ricaduta sull’economia locale. Nel prossimo triennio il livello di indebitamento della Regione Umbria rimane molto basso e comunque in riduzione rispetto agli anni precedenti. Il servizio del debito è ampiamente sostenibile, mantenendosi a livelli non superiori al 2% delle entrate correnti.
LEONELLI: Tolgono risorse ai Comuni con la conseguenza che famiglie e imprese pagheranno più tasse e il conseguente rischio di bloccare qualsiasi forma di investimento e di spesa, soprattutto su sociale e lavoro.
MODENA: La economia dell’Umbria ha necessità di respirare e di infrastrutture. E’ inutile ripeterlo, lo sappiamo tutti. L’aumento della pressione fiscale favorirà solo la chiusura di aziende e attività, delibererà ancora di più il tessuto sociale fatto di persone anziane, farà fuggire dalla Regione i nostri ragazzi. Sicuramente non favorirà le nostre eccellenze (ne abbiamo tante) e chi vuole avviare un attività in proprio.
I dati del nostro Pil sono noti. L’Umbria resta in recessione, scivolando sempre più verso il Sud.
Il PIL per abitante è precipitato al 71,3%. La differenza con il Centro Nord dal 17% è passata al 26,9%.
Solo con una azione di natura fiscale (la vera tassa piatta, per capirci, con aliquote al 15%-20% per tutti) la nostra Regione potrebbe farcela. Ma non è la politica di questo Governo.
ROMETTI: Da diversi anni le Regioni e i Comuni contribuiscono in modo consistente agli equilibri del bilancio statale con meno trasferimenti su tante materie.
Il rischio è che questi minori trasferimenti vengano compensati con un imposizione tariffaria e fiscale a livello locale che evidentemente frena le aspettative di crescita.
Il mercato immobiliare in Umbria è crollato, quest’anno ha riportato un -6,6%, a fronte di un -3,7% nazionale. A questo si aggiunge che in Umbria molti Comuni potranno aumentare le tasse sugli immobili. Secondo Lei quali possono essere gli strumenti per risollevare le sorti di questo settore strategico?
LIBERATI: Siamo dinanzi a un crollo dei valori, ormai di lunga data. Il mercato umbro è diffusamente ancor più depresso che altrove, tra i peggiori d’Italia, stante la morsa della crisi e l’assenza di un progetto di rinascita per i nostri territori, scarsamente attrattivi verso gli investitori.
L’unico modo per venirne fuori è rafforzare gli stimoli pubblici per l’efficientamento energetico e sismico, così come peraltro si sta tentando di fare a livello nazionale. A livello locale sarebbe necessario che la Giunta regionale operasse almeno in via complementare, aprendo un tavolo per facilitare finanziamenti/scontistiche sugli interessi da parte degli Istituti di credito. Ma soprattutto occorrerebbe che vi fossero investimenti estesi di forte riqualificazione, almeno su parte dei tantissimi immobili pubblici. La filiera dell’edilizia potrebbe minimamente riattivarsi, mettendo frattanto in sicurezza gli edifici, soprattutto nei nostri preziosi centri storici.
MARCHETTI: Nei lunghi anni di crisi in generale il comparto edilizio è stato uno di quelli che ha sofferto di più. Tuttavia, dopo il brusco calo delle compravendite tra il 2012 e il 2013, il numero è andato sempre crescendo. In crescita infatti anche le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare. I principali indici dei tassi di riferimento sono ancora a livelli molto bassi, le banche applicano spread convenienti e il valore delle abitazioni si mantiene a livelli interessanti: in questo scenario permarranno buone opportunità per tutte le famiglie che vorranno affacciarsi all’acquisto dell’abitazione per tutto il primo semestre 2019.
Nel capoluogo della Regione si è registrata una leggera diminuzione, pari allo 0,5% del mercato immobiliare, diminuzione che però è figlia di vari fattori: dalla crisi economica, ai pochi investitori ma soprattutto alla fuga degli studenti universitari. Tuttavia cresce sempre di più il numero di persone alla ricerca della prima casa. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, ci sono stati risultati positivi soprattutto nel Perugino, Assisiate e Alto Tevere.
LEONELLI: Investimenti sul recupero e il riuso, con un grande piano regionale per le ristrutturazioni edilizie, contributi alla residenzialità, come abbiamo fatto negli anni passati con i bandi a fondo perduto per l’acquisto della prima casa ai giovani e giovani coppie.
MODENA: Il mercato immobiliare è fermo perché è l’indice della crisi di cui parlavo sopra. In realtà in Umbria oggi si comprano immobili: quelli andati all’asta. La tragica realtà è che è molto più conveniente, che le case sono in gran numero: questo è il baratro in cui molte famiglie e imprenditori sono caduti.
ROMETTI: Basta nuove costruzioni e quindi immettere nel mercato nuove abitazioni che oltre a perdere valore in sé fanno perdere valore anche al patrimonio edilizio esistente.
L’edilizia si può e si deve sviluppare attraverso una grande opera di recupero e riqualificazione energetica e sismica degli edifici esistenti, cosa per la quale per altro esistono da anni incentivi molto importanti.