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“L’invenzione della manipolazione. Edward Bernays e la fabbrica del Grande Fratello. Dalle origini a Google e Facebook”

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Intervista all’autore Claudio Lattanzi, giornalista, saggista ed editore, titolare della casa editrice Intermedia Edizioni

L’ultimo libro di Claudio Lattanzi racconta l’origine e lo sviluppo della macchina del consenso e del controllo sociale, dall’inizio fino all’attuale strapotere dei social.

Oggi si fa un gran parlare di manipolazione del consenso e gestione “dall’alto” dell’opinione pubblica, ma quando sono state messe a punto e da chi le strategie per controllare le menti per indirizzare le scelte delle masse verso determinati comportamenti? E’ il tema affrontato in “L’invenzione della manipolazione. Edward Bernays e la fabbrica del Grande Fratello. Dalle origini a Google e Facebook“, l’ultimo libro di Claudio Lattanzi, giornalista, saggista ed editore, titolare della casa editrice Intermedia Edizioni. La manipolazione delle coscienze e l’utilizzo delle tecniche di persuasione per creare il consenso che oggi stanno raggiungendo livelli mai visti anche grazie ad internet e ai social network, hanno una data di nascita e, soprattutto, un padre fondatore: Edward Lewis Bernays.

A Claudio Lattanzi abbiamo rivolto alcune domande.

Claudio perché bisogna partire da Edward Bernays per affrontare questo argomento e chi era?

“Molto prima dell’avvento della televisione, della rete, dei social media e degli algoritmi, la macchina del consenso è stata ideata da questo austriaco di religione ebraica, che iniziò ad operare negli anni Venti del secolo scorso e che è considerato l’inventore delle pubbliche relazioni oltre che artefice di alcuni colossali operazioni di manipolazione dell’opinione pubblica statunitense, sia in ambito economico a favore degli interessi di grandi aziende americane, che sul versante della politica americana interna e di quella estera. Si tratta di un personaggio che ha avuto un’enorme influenza eppure è ancora poco conosciuto in Europa”.

Un talento precoce o una vocazione coltivata con dedizione quella di Bernays?

“Sicuramente un uomo di straordinaria intelligenza e talento che, quando morì nel 1995, a 105 anni era ormai ricchissimo. Era nipote di Sigmund Freud sia da parte paterna che materna e questo elemento si rivelò fondamentale per fargli comprendere a fondo alcuni elementi determinanti nella psicologia individuale e collettiva. Berney fece tesoro degli insegnamenti dello zio per realizzare delle vere e proprie rivoluzioni che cambieranno di sempre il funzionamento delle società di massa, plasmando le abitudini degli americani soprattutto in funzione degli interessi dell’apparato industriale e di alcune multinazionali nel nome delle quali riuscì ad orchestrare anche alcune clamorose operazioni di politica internazionale, facendo mutare per sempre il destino di alcune nazioni. L’iniziale rapporto con il padre della psicanalisi fu fondamentale per fargli comprendere i meccanismi relativi al funzionamento della mente umana, ma a Bernays si deve anche il successo che Freud ebbe in America. Fu infatti il nipote a farne conoscere i libri ed il pensiero, avviando di fatto la diffusione della psicoanalisi che tanto influenza ha avuto e continua ad avere nella cultura americana”.

A cosa è legato il suo nome?

“Intanto fu lui ad inventare il consumismo, cioè la prassi di fare acquisti non per soddisfare un bisogno reale, ma per venire incontro a desideri indotti come, ad esempio, per entrare in possesso di uno status symbol. Una delle sue imprese più note fu quella realizzata per conto della American Tobacco Company, riuscendo ad associare per sempre il concetto dell’emancipazione femminile a quella del fumo in pubblico da parte delle donne e superando definitivamente quello che fino ad allora era considerato un vero e proprio tabù. Un altro importante cliente per il quale lavorò Bernays in quella che è ricordata come una delle sue imprese dagli esiti più eclatanti di sempre, fu la United Fruit Company, la potente multinazionale statunitense proprietaria del marchio Ciquita che aveva il monopolio dell’importazione di banane dal Guatemala e da altri paesi caraibici. Quando il presidente del paese sudamericano Jacobo Arbens Guzmàn avviò una campagna di nazionalizzazioni che portarono in mano pubblica importanti estensioni di terreni agricoli di proprietà della multinazionale, Bernays diede vita ad una campagna propagandistica contro Guzmàn che era finalizzata ad associarlo a Stalin, trasformando agli occhi del pubblico americano e dello stesso Congresso il piccolo Guatemala in un temibile pericolo comunista alle porte degli Stati Uniti. Alla fine, lo stesso presidente americano Dwight Eisenhower coinvolse la Cia nell’”operazione Guatemala”, il cui esito fu la detronizzazione nel 1954 di Guzmàn che venne rimpiazzato con una dittatura militare a tutela degli interessi statunitensi”.

Nel libro si parla anche del fluoro disciolto nell’acqua, di che si tratta?

“Fu una delle tante operazioni che portano la sua firma. Si trattò di una campagna per convincere l’opinione pubblica americana della necessità di diluire nell’acqua potabile enormi quantità di fluoro in funzione degli interessi dell’apparato industriale, ma con la motivazione ufficiale di combattere la carie dei denti. Bernays fu anche l’artefice del definitivo cambiamento delle abitudini alimentari degli americani, convincendoli a mangiare bacon a colazione. Ha lasciato un’impronta indelebile e si può senz’altro affermare che la società di massa non sia stata più la stessa dopo di lui. Negli anni Venti le sue teorie avevano completamente conquistato le èlites intellettuali europee ed americane ed è noto che il ministro della propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbles, tenesse sul comodino i suoi libri di Bernays”.

Lei parla anche del cosiddetto “capitalismo della sorveglianza” e dei social. Come si possono sintetizzare queste tecniche di controllo sociale?

“Il capitalismo della sorveglianza” è un termine coniato dalla nota sociologa Shoshana Zuboff. Si tratta delle strategie legate all’utilizzo finalizzato alla manipolazione che le gigantesche aziende digitali come Facebook e Google operano ogni giorno per influenzare i comportamenti del pubblico, utilizzando il cosiddetto “superplus comportamentale”, ovvero la mole sterminate da informazioni che noi stessi forniamo ai motori di ricerca attraverso i social network. E’ la chiusura del cerchio rispetto al percorso avviato un secolo fa da Edward Bernays. La nostra libertà individuale è messa a repentaglio da un potere che non è mai stato tanto pervasivo, ma nelle cui mani ci consegniamo volontariamente nell’inquietante convinzione che l’incubo del controllo sociale sia in realtà la forma più evoluta di progresso”.

Nel libro si fa riferimento anche del modello cinese e di come il governo utilizza la tecnologia per tenere sotto controllo la popolazione.

“L’esperimento più pervasivo del controllo sociale è quello condotto già dal 2011 sul larghissima scala in Cina con la app di messaggistica “Wechat”, da noi quasi completamente sconosciuta, ma utilizzata da un miliardo di utenti al mese che ne fanno la quinta app più usata al mondo e che comincia ad oscurare anche tik tok. Ai cinesi è proibito usare Facebook che è fuori legge dal 2009 e Twitter, così come Instagram e Google. Wechat rappresenta il loro unico sistema di comunicazione digitale, ma si tratta di uno strumento fondamentale grazie al quale il governo cinese mantiene un controllo sociale e una sorveglianza pervasiva”.
Marco Nicoletti