Intervista al Magnifico Rettore dell’Ateneo perugino, professor Franco Moriconi
di Domenico Paladino – L’Umbria sta tornando a ricoprire il ruolo che l’ha sempre contraddistinta, quello di centro culturale, di polo universitario d’eccellenza. Grazie soprattutto all’impegno messo in campo da uomini di buona volontà che stanno lavorando per ricostruire, per riattivare le energie migliori presenti sul territorio, puntando sul merito, sulla progettualità e sull’innovazione.
Fra questi c’è sicuramente Franco Moriconi, magnifico rettore dell’Università degli Studi di Perugia, che dall’inizio del suo mandato sta lavorando con passione per ridare pieno lustro e forte visibilità ad una delle istituzioni più antiche e prestigiose dell’intero Paese.
E nel corso di questa attenta conduzione i risultati positivi non sono tardati ad arrivare.
Ad inizio del nuovo anno accademico, il professor Moriconi fa il punto della situazione, tracciando il bilancio del lavoro svolto, delineando le linee guida adottate che caratterizzeranno anche il prossimo futuro dell’ateneo.
Alla scadenza del suo mandato come considera questi anni di rettorato?
«Essere alla guida di una delle più antiche e prestigiose Università italiane a Perugia, da perugino, è stata un’esperienza entusiasmante e un privilegio ma ancora c’è un anno di duro lavoro e il cantiere delle idee è ancora aperto. Non è un compito semplice ed è impossibile fare tutto da soli, ma il lavoro di squadra, l’apertura verso il territorio e la forte spinta all’internazionalizzazione hanno dato sicuramente frutti importanti».
Quali sono i traguardi raggiunti e quali iniziative sono state realizzate in favore degli studenti e del corpo docente?
«Non mi piace parlare di traguardi raggiunti perché poi si corre il rischio di essere appagati. Personalmente me ne pongo sempre di nuovi per cercare di mantenere il nostro ateneo al livello di prestigio raggiunto in campo nazionale e internazionale. Abbiamo spinto molto sull’innovazione, sui servizi e sulla qualità della didattica, senza dimenticare la necessità di fare rete con il territorio per cercare di garantire una collocazione nel mondo del lavoro a chi si laurea presso la nostra Università. Questo lo abbiamo ottenuto seguendo lo studente dall’orientamento, prima dell’iscrizione, fino al momento in cui, conclusi gli studi, inizia la sua carriera professionale. Senza dimenticare il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario».
Qualche esempio concreto?
«Dalle agevolazioni per acquisti di beni e servizi, con particolare riferimento ai trasporti, alla consulenza e assistenza medica di base e specialistica, psicologica, legale gratuita, aule studio h24, libretto elettronico e molto altro. C’è stato il reclutamento di nuovo corpo docente, abbiamo stretto accordi con il territorio e con istituzioni estere. Un altro grande risultato è stata la stabilizzazione del personale tecnico amministrativo e bibliotecario precario, che ci ha consentito di incardinare 63 unità di personale a tempo indeterminato mediante l’utilizzo di quasi 12 punti organico. Persone che finalmente possono guardare al futuro con sguardo più sereno e quindi lavorare meglio. Siamo in tempo di iscrizioni. Mi piace sottolineare che da tempo è stata allargata la fascia della “no-tax area” e lo scorso anno più di uno studente su cinque è stato totalmente esentato dal pagamento delle tasse, a dimostrazione della costante attenzione per le fasce di fragilità economica e sociale degli studenti. Attenzione che si accompagna a quella per le pari opportunità, grazie all’attività del Comitato Unico di Garanzia, e per l’ambiente, con la presentazione, tra i primi in Italia, del report di sostenibilità, che ci ha consentito di conoscere nel dettaglio la situazione attuale per mettere a punto progetti concreti per ridurre l’impatto ambientale delle attività di Ateneo e per accrescere la consapevolezza di studenti, docenti, personale e cittadinanza».
Come mai negli ultimi due anni si è registrata una diminuzione degli iscritti e ora invece si assiste ad una ripresa testimoniata anche dalle classifiche del Censis, che assegna il primato a Perugia tra i “grandi” atenei? Si punta a tornare un “Mega” Ateneo?
«Guardi, a me risulta tutt’altro rispetto al numero di iscritti e comunque questa storia dei numeri da una parte mi fa un po’ sorridere e dall’altra mi dispiace, perché giocare al tiro a segno con il nostro Ateneo, che è il cuore pulsante di una regione, non fa bene a nessuno. A noi piacciono più i fatti dei numeri e abbiamo sempre improntato le nostre azioni alla massima trasparenza, come testimoniato dalle numerose conferenze stampa che abbiamo indetto e in cui abbiamo presentato sì i risultati ottenuti ma anche ciò che rimane da fare o spiegato quanto poteva non essere compreso da un occhio esterno. A proposito di numeri, comunque, faccio presente che è stata istituita da una legge nazionale l’introduzione del numero programmato, che ha causato una diminuzione fisiologica degli iscritti. Se due anni fa, ad esempio, c’erano 1.500 domande, erano 1.500 iscritti. Se oggi le domande sono 2.000 gli iscritti saranno 1.000. Ecco, noi dobbiamo guardare proprio a questi 2.000 che sono la dimostrazione di un trend in aumento e della capacità attrattiva del nostro Ateneo, più che dimostrata dall’aumento degli studenti nei corsi aperti. Quanto al “mega” non si tratta di un’attribuzione di qualità ma di quantità. “Grande” è semplicemente la fascia di assegnazione del Censis, appunto dai venti ai quarantamila iscritti».
Ora siamo a circa 24.000 iscritti. Qual è l’impatto sulla città?
«Noi pensiamo che per Perugia siano i numeri giusti e in questo ci conforta l’impatto positivo che stiamo avendo sulla città e sul territorio, come capacità di coinvolgimento della cittadinanza alle nostre iniziative e condivisione del patrimonio culturale, scientifico e di spinta all’innovazione e alla capacità di fare rete. Il nostro obiettivo è quello di accompagnare ogni singolo studente nel proprio percorso formativo e oltre, quando si dovrà approcciare al mondo del lavoro. Sia il rapporto Alma Laurea che il Censis ci hanno premiato anche per questo. Sono infatti aumentati gli studenti che si laureano nei tempi previsti, a dimostrazione della qualità dei servizi e della didattica. Quanto alle sinergie con il territorio e la città crediamo all’idea, a Perugia, di una Università “diffusa”. Voglio solo ricordare che le sedi decentrate di Assisi, Narni, Foligno, Terni, costituiscono una testimonianza tangibile dell’importanza che diamo alla diffusione capillare nel territorio, per la sua valorizzazione. Ma i riconoscimenti sono arrivati, garantendoci la prima posizione per il quinto anno di fila, e lo dico con un certo orgoglio, anche per la comunicazione e i servizi digitali e per l’internazionalizzazione, senza dimenticare i contributi determinanti dell’Adisu e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, con la quale abbiamo attivato un progetto complesso comprendente la formazione linguistica ai docenti, la promozione internazionale, l’offerta formativa e molto altro, tutto finalizzato ad accrescere l’internazionalizzazione dell’Ateneo».
Già, l’internazionalizzazione, un suo cavallo di battaglia.
«È un cavallo vincente e io, modestamente, di cavalli me ne intendo. Sono aumentati di otto volte gli studenti stranieri iscritti all’Ateneo, per non parlare degli studenti in mobilità internazionale, i cosiddetti Erasmus. Parliamo di cifre che si avvicinano ai 1.500 studenti tra arrivi e partenze, grazie a 600 accordi internazionali sottoscritti, per non parlare dei Visiting Scientist, circa 70 solo nell’ultimo anno. Accademici che contribuiscono a portare prestigio con la loro presenza e soprattutto un utilissimo confronto che altrimenti sarebbe molto più difficile. Non è un caso se il finanziamento che ci è stato dato destinato alla mobilità internazionale è quasi raddoppiato nell’ultimo triennio. Le agenzie europee, quando vedono che si lavora bene, premiano il lavoro svolto. Per quanto riguarda i dottorati di ricerca internazionali, altra importante finestra verso il mondo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia è stata al nostro fianco anche in questo, contribuendo a finanziare 12 borse di studio che per un periodo di tre anni porteranno in Umbria giovani studiosi per conseguire il titolo di Dottore di Ricerca».
E le novità nel campo dell’offerta formativa?
«Molte e soprattutto in grado di attrarre studenti: vengono in mente il corso di Design, di Protezione e Sicurezza del territorio e del costruito ma anche iniziative volte a svecchiare la didattica, come i corsi Pro3, rivolti ai docenti e tenuti da massimi esperti».
Alla didattica si affianca la ricerca: quali sono i risultati raggiunti?
«Il nostro Ateneo si è visto riconoscere ben dieci Dipartimenti di eccellenza su sedici. È uno dei motivi per i quali uno studente deve iscriversi a Perugia. Quattro di questi, tre di area scientifica e uno di area umanistica, hanno ricevuto un sostanziosissimo finanziamento legato a progetti specifici da realizzare in virtù dei risultati presentati. Stiamo parlando di circa 30 milioni di Euro che vanno spalmati nel quadriennio fino al 2022, quindi un’eredità importante che lasciamo all’Ateneo per gli anni futuri. Sono somme legate alla qualità della ricerca e del progetto da finanziare che viene dettagliatamente descritto nei siti dei singoli dipartimenti: Scienze Farmaceutiche, Scienze politiche, Chimica Biologia e Biotecnologie e Ingegneria Civile e Ambientale. Non dimentichiamo che questo denaro servirà anche alla sottoscrizione di nuovi contratti, all’acquisto di nuove tecnologie, a lauree magistrali e dottorati».
La sua opinione sulla fuga di cervelli dalle università italiane e dopo la laurea.
«I cervelli fuggono quando non trovano possibilità di crescita e spesso, purtroppo, queste in Italia scarseggiano. Per questo dobbiamo aiutare a preparare il terreno e renderlo fertile con iniziative volte ad aumentare l’attrattività dell’Ateneo, a garantire gli standard migliori possibili e ad agevolare l’ingresso dei giovani talenti nel mondo del lavoro. Dell’attrattività abbiamo detto, anche se aggiungerei un fatto che mi sta particolarmente a cuore: anche molti studenti del Nord hanno cominciato a scegliere Perugia per i propri studi, a testimonianza del fatto che siamo in grado di suscitare interesse a prescindere dalla collocazione geografica, fatto del resto testimoniato dall’aumento esponenziale degli studenti stranieri iscritti. Per quanto riguarda invece le iniziative volte ad accompagnare gli studenti nell’ingresso al mondo del lavoro abbiamo fatto passi da gigante, con iniziative quali l’Incubatore di impresa, l’ufficio Job Placement, dedicato a trovare sinergie e contatti con il mondo del lavoro e numerose altre, quali il Career Day, che ogni anno riempie i chiostri di San Pietro con potenziali datori di lavoro e giovani in cerca di occupazione. Anche l’inaugurazione di quest’anno, che ha visto ospiti il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Roberto Battiston e l’astronauta Samantha Cristoforetti era volta a richiamare attenzione e risorse su uno dei settori più all’avanguardia in Umbria, quello aerospaziale appunto».
Messaggio al prossimo Rettore
«Intanto dovete aspettare ancora un anno e ci sono tante cose in cantiere. Ribadisco quanto sottolineato nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico, ovvero di cercare sempre l’indipendenza e l’autonomia di pensiero, di ricerca e di azione, che è il senso e la funzione di ogni ateneo, come lo è stato in questi anni per il nostro, ma al contempo ricordare che da soli non si ottiene nulla, che occorre lavoro di squadra e confronto per ottenere risultati, e che le persone coinvolte devono credere veramente in quello che fanno: per cui auguro al prossimo Rettore di trovare una squadra e un gruppo fantastico come ho avuto la fortuna di avere io».