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Maresciallo si toglie la vita in caserma e lascia lettera di accusa alla Guardia di Finanza

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Beniamino Presutti, 50enne originario di Perugia e residente a Vitorchiano (Viterbo), si è ucciso con un colpo della sua pistola di ordinanza alla fine del turno di lavoro

Nella mattina di domenica 28 agosto si è consumato un dramma nella caserma della Guardia di Finanza di via Annona a Pistoia. La tragedia ha visto purtroppo protagonista il maresciallo della Guardia di Finanza, Beniamino Presutti, 50enne originario di Perugia e residente a Vitorchiano (Viterbo). Il militare si è ucciso con un colpo della sua pistola di ordinanza alla fine del turno di lavoro. L’allarme è stato lanciato intorno alle 7 di mattina: i soccorsi sono arrivati immediatamente, ma il personale della Misericordia di Pistoia, insieme al 118, non ha potuto aiutarlo, l’uomo era morto immediatamente.
A spiegare i motivi del gesto estremo è una email inviata a Infodifesa e ad altri quotidiani in cui Presutti punta il dito proprio contro la Guardia di Finanza.
Nella missiva si legge: “Il sottoscritto Presutti Beniamino scrive la presente mail alcuni minuti prima del proprio decesso al fine di far conoscere le cause che lo hanno portato a prendere questa decisione. Preciso che questo mio gesto è legato esclusivamente alle vicende lavorative in quanto non ho problematiche fisiche, familiari ed economiche. Se sono arrivato a questo punto è perché nella Guardia di Finanza c’è una tensione altissima. La gerarchia vuole che agli occhi dell’opinione pubblica l’immagine del Corpo appaia perfetta, senza interessarsi minimamente del personale”.

E ancora: “Nel mio caso, sono stato impiegato per più di 25 anni in una sala operativa, prendendo una specializzazione (Esi – Esperto per la sicurezza delle informazioni) e diverse qualifiche necessarie per poter operare in settori di servizio specifici e ora, dopo aver ottenuto il trasferimento a Viterbo, (dopo quasi 29 anni di servizio e innumerevoli domande presentate) sono stato destinato a un settore di servizio completamente diverso, che non ho mai fatto, nonostante ci siano uffici, (sala operativa e sezione operazioni) alla stessa sede, in cui è previsto l’impiego di personale con la mia specializzazione (è vero che alcuni di essi sono al completo come numero di militari ma non tutti hanno la specializzazione per potervi operare e pertanto sono “abusivi”). Preciso che per i settori di servizio che dovrò affrontare ho ricevuto delle nozioni risalenti al periodo del corso di formazione frequentato da ottobre 1993 a luglio 1995. Questo nuovo impiego, a cui sarà destinato, ha suscitato in me una forte tensione emotiva dovuta anche allo stress che ho accumulato nel corso degli anni di servizio poiché, sono stato impiegato anche in turni di 12/18 ore continuative o senza rispettare l’intervallo tra un turno e l’altro che deve essere di 11 ore (invece molte volte nella stessa giornata ho fatto 8/14 e poi 20/08 oppure 20/08 e poi 14/20)”.
Il finanziere, scrive in conclusione: “Ai miei funerali non voglio che ci sia la rappresentanza della guardia di finanza ma solo gli amici, in abiti civili, che ho conosciuto nel corso degli anni travagliati che ho trascorso nel Corpo”. Immediata anche la presa di posizione del Silf (sindacato dei lavoratori finanzieri) della Toscana che in una nota scrive: “Come organizzazione sindacale non chiediamo di trovare singoli colpevoli (che nel caso devono rispondere alla loro coscienza prima di tutto) ma pretendiamo che si squarci, sul fenomeno dei suicidi in divisa, la cortina fumogena delle amministrazioni d’appartenenza, troppo spesso più occupate a salvaguardare la propria immagine che il benessere del personale, in tal senso avviando interventi immediati sulle criticità organizzative, alcune delle quali evidenziate proprio dal compianto lavoratore”.

In un comunicato firmato dalla Polizia Penitenziaria si legge quanto segue: «Come organizzazione sindacale non chiediamo di trovare singoli colpevoli (che nel caso devono rispondere alla loro coscienza prima di tutto) ma pretendiamo che si squarci, sul fenomeno dei suicidi in divisa, la cortina fumogena delle amministrazioni d’appartenenza – sostiene il Silf (sindacato lavoratori finanzieri) Toscana e Pistoia -, troppo spesso più occupate a salvaguardare la propria immagine che il benessere del personale, in tal senso avviando interventi immediati sulle criticità organizzative, alcune delle quali evidenziate proprio dal compianto lavoratore. Rimaniamo convinti che lo spirito di corpo non si dimostri nascondendo la polvere sotto un tappeto ma affrontando con onestà e trasparenza i problemi».