Rivolgendosi ai ragazzi ha detto: “Fate in modo che non venga mai dimenticato quello che è successo a noi”
“Frequentavo la terza elementare nell’isola di Rodi dove vivevo con la mia famiglia quando, un giorno, mi chiamò il mio maestro alla cattedra. Io ero pronto per farmi interrogare, ma l’insegnante mi parlò invece con espressione cupa e la voce bassa. Mi disse: «Sami, tu sei espulso dalla scuola, da domani non potrai più tornarci». Io chiesi perché e lui mi disse: «Te lo spiegherà tuo padre». Erano state appena approvate le leggi razziali. Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo”.
E’ iniziato con il racconto di questo episodio il viaggio nell’orrore di Sami Modiano, 93 anni, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau che domenica mattina ha tenuto un incontro pubblico all’auditorium palazzo Coelli, per l’occasione stracolmo di persone, tra cui moltissimi ragazzi.
Un appuntamento profondamente emozionante nel corso del quale Modiano ha dialogato con il vice presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruben Della Rocca e con il giornalista Roberto Conticelli. Ad introdurre la mattinata è stato Alessandro Li Donni, presidente del neo costituito club Amici della stampa che si è presentato alla città con questo primo appuntamento. Alberto Romizi vice presidente dell’Unitrè ha letto dei brani tratti dal libro autobiografico di Modiano “Per questo ho vissuto”.
Un silenzio assoluto ha accompagnato il racconto straziante di Sami Modiano che, dopo aver perso la mamma Diana, venne trasferito in Germania insieme a tutti i componenti della piccola comunità ebraica di Rodi. Quel viaggio disumano che durò un mese, nell’estate del 1044, era iniziato su un mercantile utilizzato per il trasporto di animali, ancora sporco degli escrementi delle bestie e proseguì in un vagone piombato fino al campo di sterminio. Una volta arrivati, il padre Giacobbe fece di tutto per tenere con sè i figli, ma venne brutalmente massacrato dai nazisti che le strapparono la sorella Lucia, destinata ad andare con le altre donne. Dopo pochi mesi, sia Giacobbe che Lucia erano morti.
La straziante odissea di questa bambino, rimasto solo al mondo che è poi riuscito a salvarsi miracolosamente da quel meccanismo di morte di Auschwitz, ha toccato il cuore di tutti e alla fine erano molti i volti rigati di lacrime tra le tante persone che hanno deciso di dedicare la loro domenica mattina ad ascoltare questa preziosa e lucida testimonianza.
Alla fine dell’incontro, Modiano ha chiamato di fronte a sè i giovani studenti presenti a cui ha mostrato il numero identificativo del campo di sterminio che ha impresso sul braccio sinistro. “Voi siete fortunati, avete delle famiglie che vi vogliono bene, fate in modo che non venga mai dimenticato quello che è successo a noi. Vi abbraccio uno ad uno” ha detto.
Presenti tra il pubblico anche il sindaco di Orvieto Roberta Tardani che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale ed ha accolto con favore la proposta lanciata da Ruben Della Rocca di concedere la cittadinanza onoraria a Sami Modiano, il presidente della fondazione Cassa di risparmio di Orvieto, il professor Mario Mari che ha gentilmente concesso la disponibilità dell’auditorium “Gioacchino Messina”. Alla mattinata hanno preso parte anche una settantina tra alunni e docenti dell’Istituto di istruzione artistica, classica e professionale, dell’istituto scientifico e tecnico Majorana-Maitan, e della scuola media Signorelli.