Una montagna di denaro sottratta all’economia reale, sana e produttiva, e che purtroppo arriva da quella parte di società a volte in difficoltà o in crisi
Di Geremia Lucenti – Gli umbri sono diventati dei giocatori d’azzardo incalliti. Forse perché hanno a che fare da troppo tempo con una crisi asfissiante e con sempre minori opportunità lavorative; sta di fatto che amano sempre più sfidare la sorte e sperare che la Fortuna strizzi loro l’occhio e li catapulti in un attimo in un mondo dove il denaro non è più un problema.
In Umbria, dati dei Monopoli alla mano, nel 2016 se ne sono andati oltre 1,345 miliardi in gioco d’azzardo, circa 1 miliardo nella sola provincia di Perugia e 335,5 milioni in provincia di Terni.
Una montagna di denaro sottratta all’economia reale, sana e produttiva, e che purtroppo arriva da quella parte di società a volte in difficoltà o in crisi. Miliardi di euro che finiscono in un settore ben poco produttivo danneggiando la povera gente, il commercio e l’indotto di piccole imprese virtuose.
I valori medi per l’intera regione rilevano che abbiamo una spesa per ogni abitante pari a 1.513 euro e ben 3.493 euro a famiglia, cioè 291 euro al mese per ogni nucleo familiare.
Il confronto con la spesa ordinaria è perfino imbarazzante, se si considera che per l’Istat, la spesa ordinaria mensile delle famiglie umbre nel 2016 era pari a 2.250 euro, dei quali il 21,7% in alimentari e bevande (488 euro). E così risulta che viene speso in azzardo più della metà di quanto speso in alimentazione e bevande.