Il “mostro” del Circeo ritenuto credibile dai commissari
Il 6 ottobre dell’anno scorso la commissione d’inchiesta si è recata nel carcere di Velletri da Angelo Izzo, autore, nel 1975, con Andrea Ghira e Gianni Guido, del massacro del Circeo. Ai commissari, Izzo in quell’occasione ribadì quello che aveva già detto al procuratore di Roma Prestipino prima, e a quello di Belluno Pavone poi (ma tutte le inchieste si erano concluse con un’archiviazione), ovvero di un coinvolgimento di Francesco Narducci, il medico perugino morto nell’85 al Trasimeno e coinvolto (indagine poi archiviata) nei delitti di Firenze.
Angelo Izzo sostenne – nei verbali del 2015/2016 – che il delitto di Rossella Corazzin era avvenuto nella villa del medico al Trasimeno. Proprietà di famiglia venduta agli inizi degli anni ’90. I riferimenti a Narducci erano già comparsi nei due procedimenti della procura di Perugia (trasmessi da Belluno) per cui è stata chiesta l’archiviazione.
Dagli accertamenti eseguiti non sarebbero scaturiti elementi su un coinvolgimento del medico nella vicenda della diciassettenne di Pordenone Rossella Corazzin scomparsa nel 1975 a Tai di Cadore e non sono state ritenute credibili le dichiarazioni dell’ergastolano.
Certo è che credere a Izzo ci sarebbe da scrivere la storia nera d’Italia con intrecci inquietanti mai ipotizzati. Ma fino ad ora le procure non hanno mai dato peso alle sue parole.
Ma intanto questo mistero lungo 47 anni continua a tornare nonostante le archiviazioni e le voci non confermate. Un mistero che continua a puntare su Perugia, su una villa con vista Trasimeno, sul medico Francesco Narducci e gli ulteriori misteri del mostro di Firenze. Intrecci con la confessione choc di Angelo Izzo, proprio uno dei mostri del Circeo.
Che ha raccontato in due volte, nel 2016 prima e nel 2018 poi, di aver partecipato a villa Narducci al sacrificio prima e all’uccisione poi della ragazza. Ebbene, dopo che le sue parole sono state archiviate due volte dalla procura perugina (l’ultima a dicembre 2019) a riaprire il caso ci pensano le 166 pagine della relazione finale “La scomparsa e morte presunta di Rossella Corazzin,i fatti accaduti sul Lago Trasimeno nell’ottobre del 1985 e i delitti delle coppie nella provincia fiorentina tra il 1974 e il 1985” della Commissione bicamerale antimafia, appena sciolta con il termine della legislatura e che ha visto tra i suoi membri il deputato umbro Walter Verini.
Secondo la commissione, le parole di Izzo trovano una «sostanziale conferma, specie per quanto riguarda proprio il gastroenterologo perugino e la sua villa sulle colline del Trasimeno».
La descrizione che Izzo fa del luogo dell’omicidio della 17enne è talmente dettagliata da dimostrare «con ragionevole probabilità che egli si era recato effettivamente nella villa di Narducci».
La Commissione bicamerale Antimafia ha ripreso e dettagliato la ricostruzione dei fatti fornita sulla vicenda nel 2016 da Angelo Izzo, con gli esponenti politici che hanno anche sentito direttamente Izzo nel carcere di Velletri in cui è recluso. «Di particolare rilievo ai fini della credibilità del racconto sui fatti di cui la casa del Narducci sarebbe stato teatro, è certamente la descrizione della stessa villa dove avrebbe avuto luogo la cerimonia dopo la quale Rossella Corazzin sarebbe stata soppressa.
Effettivamente, vi si accede da una strada bianca, e l’Izzo la descrive asserendo di esservi stato solo una volta e poco meno di 50 anni fa. Il particolare della strada bianca è esatto. La strada collega la parte della frazione di San Feliciano che è ad altezza del Lago con il cancello della villa, sulle alture» è uno dei passaggi in cui si elencano le rispondenze tra le descrizioni fatte e quanto effettivamente riscontrato dai membri della commissione: «Particolari che corrispondono al vero, come si è potuto accertare anche da sopralluoghi effettuati dall’Ufficiale di collegamento e dai consulenti della Commissione» è scritto ancora.
In sintesi la commissione rileva che i fatti raccontanti «presentano la caratteristica di aver avuto, solo a distanza di molti anni, una qualche spiegazione e delle indicazioni puntuali», e dunque sostiene che il materiale venga preso in esame anche dalla magistratura che quindi potrebbe riaprire l’inchiesta sulla sparizione della diciassettenne».