La cronaca narra di un fenomeno in aumento e di fatti che lasciano sempre più stupefatti e angosciati
Gli adolescenti spesso mettono in atto giochi così estremi e pericolosi che possono mettere a rischio la stessa vita.
Giochi pericolosi. Forse dettati dalla voglia di fare qualcosa che impressioni gli amici, o forse sono tentativi di mettere in atto quelle “challenge” (sfide) che poi possono attirare migliaia di visitatori sui social network. Stiamo parlando di giochi estremi che qualche volta purtroppo finiscono tragicamente.
La cronaca narra di fatti che lasciano sempre più stupefatti e angosciati. Come il caso di un 14enne rinvenuto a casa morto per asfissia causata dallo strangolamento con il cavo della playstation; qualche mese dopo un coetaneo milanese ha fatto la stessa fine con una fune da arrampicata.
Sono i primi due giovani che in Italia sono rimasti uccisi dal gioco dell’asfissia.
In questo “gioco”, detto anche del foulard (o in inglese choking game, funky chicken, space monkey, passing out, black-out game) si ostacola l’ossigenazione del cervello schiacciando la carotide con le dita, con una corda o con altri oggetti come il foulard, per indurre un senso di vertigine ed eccitazione, frequentemente seguito da svenimento ed iperventilazione (Mind). In seguito all’ipossia cerebrale che si determina i ragazzi riferiscono di provare allucinazioni (sollevarsi dal suolo, visioni colorate ecc…), di perdere conoscenza e, qualche volta, di avere convulsioni.
Gli specialisti dicono che a parte il rischio di morte e di lesioni cerebrali irreversibili, il gioco del foulard – se praticato frequentemente – può far sviluppare una forma di dipendenza che spinge l’adolescente a ricercare sempre più spesso le sensazioni generate dall’auto-soffocamento, specialmente se diverse da quelle sperimentate dai compagni con lo stesso sistema. Alcune ricerche hanno evidenziato inoltre come alcuni giovanissimi con tendenze depressive trovino in questo gioco una modalità per contrastare il loro umore negativo, tanto da riprodurla compulsivamente in solitudine, elemento che comporta l’aumento del rischio di evoluzioni sfavorevoli.
Ma ci sono altri giochi molto pericolosi che oggi attraggono i giovani: il balconing, in cui si salta da un balcone all’altro o in una piscina; il surfing suicide in cui si cavalcano veicoli o treni in movimento; il planking in cui ci si sdraia a terra in pubblico in posti pericolosi come i margini di strapiombi, su ringhiere di balconi o sui binari in attesa che passi il treno.
In Italia, come un po’ dappertutto, si registra un aumento di queste forme di “divertimento” estremo che cavalcano imperiose sull’onda di YouTube, i cui filmati veicolano l’idea in quanto tale e le varie modalità per realizzarla, e dei social dove prospera e si alimenta il narcisismo di quanti cercano ammirazione e “mi piace” nei coetanei con le loro prodezze.
C’è chi addirittura l’ha definito “narcisismo suicida”.
Sì, perché tutte le ricerche a riguardo hanno rilevato che analogamente ai rischi collegati ad alcol, fumo, droghe e sesso, anche i giochi estremi reclutano facilmente adepti negli adolescenti, solleticando le loro corde più sensibili. In tutti questi comportamenti è presente infatti il gusto di trasgredire insieme al desiderio di sperimentare, bisogni tipici dell’a fase dell’adolescenza, vale a dire di questa complessa fase di transizione della vita dell’individuo.
Un fenomeno in crescita in tutto il Paese, ma che coinvolge tutto il mondo, dove sempre più giovani stanno partecipando a sfide sempre più rischiose, spesso con conseguenze gravi.
Un allarme inquietante arriva anche da Perugia, dove recentemente sulle strade di Castel del Piano, alcuni residenti hanno segnalato comportamenti inquietanti messi in atto da alcuni ragazzini che fingono di attraversare la strada scendendo dal marciapiede per poi invece tornare subito indietro.
Il risultato è che l’autista che si trova a passare in quel momento frena di botto in mezzo alla strada per evitare di colpire quel ragazzino che sta facendo questo “numero” ma il rischio è quello comunque di colpirli o di finire addosso a qualche altro mezzo.
Questa sostanzialmente la dinamica di quella che agli occhi di molti appare come una sfida folle realizzata come detto da alcuni ragazzini e segnalata in questi giorni, quello che inizialmente pareva essere un caso e che invece pare proprio essere uno dei tanti giochi pericolosi che purtroppo vengono veicolati soprattutto attraverso Internet.
Giochi pericolosi. Una realtà con cui purtroppo ci si trova a dover fare i conti sempre di più.
Basti ricordare che sempre a Castel del Piano e dintorni, qualche mese fa un ragazzino aveva rischiato di perdere l’udito a seguito di una gara di schiaffi. A dodici anni si è ritrovato con un timpano perforato e inizialmente si era ipotizzato un terribile caso di violenza domestica. Invece no. Il ragazzino con i suoi amici aveva dato vita a una gara di schiaffi, come se ne vedono tantissime scorrendo i social network, nel corso della quale un colpo evidente assestato con una certa forza aveva causato la perforazione del timpano e la successiva corsa al pronto soccorso.
Uno degli ultimi allarmi sui “social challenge” lo ha lanciato qualche giorno fa la polizia postale nell’ambito del “Safer internet day”, ovvero la giornata dedicata ad istruire i ragazzi sull’uso consapevole della rete e dei social network. Sono stati evidenziati alcuni giochi pericolosi che in questo momento avrebbero molti emulatori come quello di provocarsi uno stato di asfissia, oppure la “challenge” legata al bere più drink possibili in poco tempo fino allo spruzzarsi deodorante addosso finché il corpo non si ustiona.
È stata un’occasione per consigliare ai familiari che si confrontano con adolescenti che assumono comportamenti preoccupanti di evitare al massimo che vengano internalizzati, ovvero confinati in casa senza amici, perché l’uso compulsivo e in solitudine del computer o degli altri dispositivi elettronici, devono mettere in guardia i genitori e renderli consapevoli che gli ultimi non sono davvero meno pericolosi dei primi.
Pedagoghi ed educatori invitano dunque a stare con gli occhi aperti, a non sottovalutare i comportamenti meno evidenti. E preparare il passaggio, perché se un ragazzino sta a contatto con gli altri, fa sport o altre attività di gruppo, riesce a costruire una sufficiente sicurezza di sé, che poi si traduce in un buon rapporto con i genitori, in relazioni sane, che potrà sì comportare qualche sbandamento, ma difficilmente finirà in grossi guai.
Un forte richiamo quindi al dovere educativo dei genitori, specialmente quelli del nuovo millennio, invitandoli a “preparare” nel modo migliore i figli ad affrontare questa fase così delicata e fondamentale che è l’adolescenza, assumendosi in pieno l’onere del loro ruolo educativo che resta l’unica garanzia per un sano passaggio all’età adulta.