Home Musica Perugia, Umbria Ensemble intona a San Pietro il canto del menestrello

Perugia, Umbria Ensemble intona a San Pietro il canto del menestrello

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Il complesso ha chiuso il corso di Filologia Romanza di Carlo Pulsoni

Venerdì sera, nella abbazia benedettina di San Pietro a Perugia, avvolta da un chiaroscuro suggestivo, i musicisti di Umbria Ensemble si sono raccolti dinanzi al pubblico degli studiosi che concludevano il corso di Filologia Romanza tenuto dall’apprezzato prof. Carlo Pulsoni.

Trattandosi di commentare uno dei temi più belli della storia della poesia europea, la unione tra musica e verso realizzata dai “cantori’ d’amore” medievali, i trovatori, i propagatori, al pari dei padri benedettini, dell’idioma identitario europeo, ci siamo goduti un concerto breve, ma significativo nei temi svolti. Valendosi della formula modulare che Umbria Ensemble sa assumere volta per volta, la formazione si è articolata in un timbro omogeneo di archi che ha sfoderato, in apertura, un languido e sognante “Chant du menestrel” come lo ha concepito un tardo esponente del Romanticismo russo, Alexandre Glazunov. Al violoncello di Cecilia Berioli, accompagnata dalla compagine del quartetto, il piacere di snodare sul suo arco una narrazione struggente della liricità, ma anche della solitudine, e della “eroicità” della vita del Trovatore, così come lo vedevano i grandi artisti dell’epoca, Verdi per primo. Che poi il menestrello e il giullare non fossero socialmente pari alla figura del trovatore, questo è compito del prof. Pulsoni spiegarcelo: per noi ascoltatori valeva la bellezza di un canto che si diffondeva sotto le navate come una eco antica di passioni, di desideri e di rinunce.

Molto più complesso l’altro pannello del dittico, la esposizione del Quintetto op. 115 di Brahms. A modo suo il grande amburghese fu un “trovatore” sui generis perché dei poeti e musicisti medievali assunse le stigmate del “cantare d’amore” senza mai trovare un oggetto della sua passione e approdare a un matrimonio. Cosa che non gli impedì, in tarda età, di ritrovare lo smalto di una timbricità di sensazioni amorose che volle affidare allo strumento tardivamente scoperto, il clarinetto. Con una soluzione estremamente interessante Umbria Ensemble ha deciso di affidare alla viola di Luca Ranieri le risonanza di un compianto per la vita che fugge che Brahms ha voluto raccontarci in un’opera che si situa tra quelle estreme che un grande musicista riserva per sé e per il suo commiato. Nella densità dell’impasto della sua viola Ranieri ha voluto racchiudere il frutto di anni di esperienza in un intimismo raccolto e vibrante. Confermando la scelta di un organico inusuale, ma che ci è apparso legittimo e molto efficace. Con la sua vibrazione umbratile la viola si accorda perfettamente all’impasto del complesso e diventa voce narrante in un contesto di omogeneità. Applausi convinti da parte della comunità degli studiosi a Cecilia Berioli e a Luca Ranieri, oltre che ai compagni di viaggio, Angelo Cicillini, Cecilia Rossi, Chiara Mazzocchi e Lucio Esposito. Umbria Ensemble si ripresenterà al pubblico venerdì 24 a Bettona, nel suggestivo spazio della villa del Boccaglione, un gioiello della architettura residenziale del territorio.
Stefano Ragni