I consiglieri regionali Bori e Meloni (Pd) annunciano interrogazione e chiedono aggiornamenti
I consiglieri del Partito Democratico, Simona Meloni (capogruppo) e Tommaso Bori annunciano la presentazione di un’interrogazione con la quale chiedono alla Giunta regionale un aggiornamento circa la “Procreazione medicalmente assistita (Pma) e Test prenatali non invasivi (Nipt)”.
I due esponenti Dem ricordano, in proposito, che attraverso una proposta di risoluzione, votata dall’Aula nel settembre 2021 si impegnava la Giunta regionale a “valutare, in considerazione comunque dei dati statistici di successo rilevati nella Regione Umbria in relazione agli anni, di elevare il limite di età attualmente previsto per la somministrazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo omologo garantite dal servizio sanitario secondo le indicazioni del D.P.C.M. del 12 gennaio 2017 ed in uniformità rispetto alle scelte fatte dalle altre regioni; a prevedere l’utilizzo dei test diagnostici prenatali non invasivi con il sistema della compartecipazione alle spese secondo le indicazioni del D.P.C.M. del 12 gennaio 2017; ad implementare e potenziare i servizi e le strutture del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, Ospedale di Pantalla; ad istituire un tavolo tecnico di lavoro a cui partecipano la stessa Giunta regionale, il Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’Azienda Ospedaliera di Perugia e l’Università, al fine di garantire un adeguato coordinamento e una proficua sinergia tra le parti coinvolte ed assicurare efficacemente il raggiungimento degli obiettivi”.
Per questo, nello specifico, con il loro attuale atto ispettivo, chiedono alla Giunta regionale “di conoscere se tutto quanto è stato previsto dalla proposta di risoluzione è stato effettivamente attuato; se non è stato ancora attuato, conoscere i tempi entro i quali sarà data esecuzione agli impegni presi, visti anche i risultati ottenuti in altre regioni quali ad esempio la Lombardia dove, dai primi di ottobre il Test Prenatale Non Invasivo (NIPT) coinvolgerà in via sperimentale 1.600 donne con il Policlinico di Milano come laboratorio e punto di riferimento e sarà gratuito”.
Meloni e Bori ricordano che, nella discussione in Terza Commissione della loro mozione, poi trasformata in Proposta di risoluzione approvata dall’Aula, si sono svolte audizioni da cui sono “emerse criticità legate al fatto che la Regione Umbria prevede la somministrazione di tecniche di procreazione assistita di tipo omologo garantite dal servizio sanitario solo alle donne di età non superiore a 42 anni, pur essendo previsto l’innalzamento del limite di età a 46 anni dal D.P.C.M. del 12 Gennaio 2017. Tutte le altre regioni – osservano – prevedono limiti di età più elevati partendo da un minimo di 43 anni (Valle d’Aosta, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Lazio, Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano) per arrivare ad un limite di 46 anni (Piemonte, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Abruzzo e Toscana) ed anche di 50 anni (Veneto). La Regione Umbria non prevede l’utilizzo dei test diagnostici prenatali non invasivi (Test Combinato-Bi-Test e Translucenza Nucale) garantiti dal servizio sanitario pur essendo prevista la possibilità dallo stesso D.P.C.M.”.
Per Meloni e Bori tali criticità determinano quindi “un forte fenomeno di mobilità passiva verso regioni limitrofe che hanno stabilito limiti di età più alti per tecniche di procreazione di tipo omologo, che somministrano tecniche di procreazione di tipo eterologo e che utilizzano test diagnostici prenatali non invasivi garantiti, anche se solo in parte, dal servizio sanitario. Tali criticità – aggiungono – vanno ad agire negativamente anche sui problemi dell’infertilità della coppia e sul calo demografico regionale”. Nel ricordare che lo stesso assessore Luca Coletto ha “evidenziato l’importanza di limitare il più possibile la mobilità passiva verso le altre regioni, rendendo i servizi umbri più competitivi, sottolineando la disponibilità della Giunta regionale ad innalzare i limiti di età per le tecniche di procreazione di tipo omologo nonché a coprire in parte i costi dei test prenatali non invasivi, alla medesima stregua di quanto hanno fatto le altre regioni”, Meloni e Bori rimarcano, in conclusione che “appare opportuno adeguarsi ai criteri organizzativi utilizzati dalle regioni limitrofe che hanno investito anche sulle tecniche di procreazione di tipo eterologo e soprattutto sui test prenatali non invasivi prevedendo una compartecipazione della spesa mediante una selezione delle pazienti in relazione al tipo di risultato conseguito in occasione del primo test effettuato”.