Nel 2023 il numero complessivo degli interventi erogati tramite il Centro di ascolto diocesano è stato di 85.049
È stato presentato lo scorso 5 giugno, presso il “Villaggio Sorella Provvidenza”, sede della Caritas diocesana, il IX Rapporto diocesano sulle povertà e sulle risorse dal provocante titolo: “Catene spezzate”, curato dall’Osservatorio Caritas, consultabile e scaricabile con le infografiche al link: Osservatorio sulla Povertà | Caritas Diocesana Perugia – Città della Pieve (caritasperugia.it).
Sono intervenuti l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore don Marco Briziarelli, l’economista Pierluigi Maria Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale, l’assistente sociale Silvia Bagnarelli e lo statistico Nicola Falocci, componenti dell’equipe dello stesso Osservatorio. Di seguito una sintesi di questo Rapporto a cura dal prof. Grasselli, rapporto divenuto negli anni un valido strumento di monitoraggio e riflessione sul fenomeno povertà, che va oltre i confini del territorio perugino, richiamando l’interesse di istituzioni, enti e organismi impegnati nell’opera di contrasto e prevenzione di questo fenomeno che riguarda sempre più italiani. A conferma di ciò è anche l’annuale presenza, in sede di presentazione, di diversi rappresentanti delle menzionate realtà istituzionali preposte al Welfare.
Aumentano le richieste di aiuto degli italiani e la povertà in generale, ma scende il suo tasso di crescita.
Con riferimento alle attività del Centro di Ascolto della Diocesi di Perugia-Città della Pieve, nel 2023, possono cogliersi aspetti dinamici e modificazioni qualitative nel complesso dei richiedenti aiuto. Prosegue nel 2023 l’aumento (+9,2%) del numero totale (1805) di questi presso tale Centro, anche se con una riduzione del tasso di crescita della povertà (nel 2022 segnava +12,7%). La quota degli italiani sale al 25,3% (con un aumento rispetto al 2022) e quella degli stranieri scende al 71,5%. Le persone con doppia cittadinanza il 3,2%. Prosegue la netta prevalenza degli stranieri (provenienti da Perù, Marocco, Ucraina, Nigeria ed altri Paesi).
La povertà, dunque, non si riduce nonostante la presenza permanente di politiche di contrasto, dal Sostegno di inclusione attiva (SIA) al Reddito di inclusione (RDI), poi al Reddito di cittadinanza (RDC) ed infine all’Assegno di inclusione (ADI).
Se continuiamo, come nei precedenti Rapporti, a distinguere tra “vecchi” utenti e “nuovi” utenti, supponendo che i “nuovi” siano quelli con primo contatto in Caritas a partire da marzo 2020 (data del primo lockdown da pandemia), e che i “vecchi” lo abbiano avuto precedentemente, nel 2023 i vecchi utenti sono 568 pari al 31,5%, e i restanti 1237, pari al 68,5%, sono nuovi utenti.
Si noti il particolare interesse dell’analisi dei nuovi utenti, perché da essa possono risultare con particolare evidenza le nuove tendenze che si manifestano tra i richiedenti aiuto. Sotto questo profilo, segnaliamo, in termini di genere, il forte aumento dell’incidenza della componente maschile, che giunge, tra i nuovi, a superare quella femminile.
Per classi di età, tra gli stranieri il peso dei giovani fino ai 34 anni è doppio di quello tra gli italiani, mentre quello degli anziani (65 ed oltre) è tra gli italiani quasi quattro volte quello degli stranieri. Tra i nuovi utenti si osserva un’incidenza molto maggiore delle classi più giovani, il che può indicare la loro sofferenza per le difficoltà della situazione attuale
Lo stato civile degli utenti si distingue per il proseguimento della tendenza ad una sensibile diminuzione del peso di coniugati/e, e ad un aumento di quello dei celibi/nubili (che si possono supporre più provati dalla pandemia).
Si pongono in evidenza stati di povertà molto connessi a forme di fragilità familiari. In termini di nucleo di convivenza, si evince, in continuità con il 2022, un cospicuo ulteriore aumento dell’incidenza di quelli che vivono soli, e una altrettanto forte diminuzione di quelli che vivono in un nucleo familiare. Tra i nuovi utenti, il marcato aumento della quota dei “soli” risente dell’alto livello tra gli italiani (molto rilevanti i livelli assoluti: gli italiani passano da 123 a 181, gli stranieri da 200 a 292).
Sul fronte abitativo, al primo posto per incidenza continua a porsi la casa in affitto da privati. Sempre tra i nuovi utenti, si rileva un forte aumento, rispetto ai vecchi, dei privi di abitazione, degli ospiti da amici o parenti, e del ricorso a subaffitto/posto letto.
Per il grado di istruzione, la quota di utenti che non dispongono di un titolo di studio più elevato della licenza media inferiore è del 47,0%, molto vicina a quella stimata per l’anno precedente. Si tratta di un livello di scolarizzazione medio molto basso, non tale da favorire una soddisfacente occupabilità degli utenti Caritas. Occorre accrescere tale livello, per contrastare la povertà educativa, e l’abbandono precoce del percorso scolastico. Sul fronte occupazionale, troviamo, nel 2023, al primo posto la condizione di disoccupato. Tutto sommato il quadro complessivo sembra più negativo e più incerto.
Dalle ricerche compiute da Caritas italiana trae conferma la stretta connessione tra povertà, difficoltà occupazionali e bassa scolarità.
Interventi Caritas.
Il numero complessivo degli interventi erogati tramite il Centro di ascolto diocesano nel 2023 arriva a 85.049, con un aumento dell’11,6% rispetto al 2022, e addirittura del 66,5% rispetto al 2020: un aumento esplosivo delle attività di Caritas, sotto i colpi delle crisi di varia natura degli ultimi anni.
Al primo posto come quota di interventi sul totale di questi troviamo l’offerta di beni e servizi materiali, costituiti principalmente dai servizi di mensa, dall’attività degli Empori/market solidali, dalla distribuzione di pacchi viveri. Seguono i servizi di alloggio e quindi i servizi di Ascolto, per lo più accompagnato da discernimento e progetto, nonché finalizzato ad attività di monitoraggio.
Il servizio di Ascolto è preliminare a tutti gli interventi successivi, e prevede Coinvolgimenti – che consentono di costruire una rete sociale operativa, costituita da parrocchie e/o gruppi parrocchiali, enti pubblici, enti privati o del Terzo Settore, e gruppi laici di volontariato.
Per un quadro completo delle iniziative della Caritas diocesana, si ricorda inoltre il suo multiforme impegno progettuale, in tutte le principali direzioni dell’impegno ai più fragili. È particolarmente importante che i progetti siano fatti non solo per i poveri, ma con i poveri. La meta verso cui Caritas si orienta è l’animazione di comunità, stimolare cioè la comunità ad una carità realmente generativa, che ha come principio sociale fondamentale la solidarietà, applicata ad ogni aspetto e dimensione dell’esistenza.
L’arcivescovo Ivan Maffeis: «La Carità deve essere intelligente»
«Le pagine di questo IX Rapporto raccontano di un viaggio che potremo scandire in tre tappe». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis, a Perugia, il 5 giugno, alla presentazione del IX Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2023 dal titolo: “Catene spezzate”, a cura dell’Osservatorio delle povertà ed inclusione sociale della Caritas diocesana. «La prima – ha precisato mons. Maffeis – va dai problemi alle persone…, il primo modo per affrontare seriamente una carità che abbia il riflesso della carità di Dio e qualifichi anche il nostro rapporto con chi vive situazioni di povertà. La seconda tappa va dalla società alle istituzioni, che ringrazio quanti le rappresentano a diverso titolo, dai Comuni, alla Provincia, alla Regione, raccogliendo la loro attenzione e disponibilità. Sarebbe impensabile delegare la cura dei poveri a qualcuno. Come Istituzioni civili e come Chiesa è bello poter dire che qui ci sono interlocutori con cui si cammina insieme. Il lavoro di “rete” della nostra Caritas va in questa direzione, perché il bene comune è il bene della città, quello che sta a cuore a tutti. La terza è dalla denuncia delle “catene” alla proposta. Queste pagine vanno in questa direzione come si evince nella parte finale del rapporto. Mentre forniscono una miniera di informazioni e di dati, raccontano anche di una comunità che sa rimboccarsi le maniche, che ci mette cuore, passione, intelligenza, perché la carità deve essere intelligente aprendo piste per condividere».
Soffermandosi sulle risorse messe in campo per accogliere le tante richieste di aiuto, l’arcivescovo ha parlato dello «zoccolo duro dell’8xmille alla Chiesa cattolica, ma in Caritas io trovo un modello che deve essere esportato nelle altre realtà della nostra Chiesa dove, partendo da una percentuale che è assicurata dalla generosità di tanti cittadini praticanti e non, che firmano per la Chiesa cattolica, il lavoro fatto con le istituzioni, con le aziende, con le cooperative e con tante persone generose, ha moltiplicato quel poco facendolo diventare qualcosa per tutti».
Il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, ha spiegato la scelta del titolo del IX Rapporto, “Catene spezzate”: «Vedete in copertina questi piedi incatenati e le “Catene spezzate” rappresentano il lavoro compiuto, la missione svolta con molto impegno dove tante famiglie sono tornate libere di poter camminare, sciolte da quelle catene che papa Francesco ci ricorda parlando della povertà. “Catene spezzate” anche perché è il nostro invito-obiettivo della nostra vocazione, quella di continuare a riportare il povero al centro in un cammino che lo vede abbracciato da tante realtà per il ritorno all’autonomia. Essere nella condizione di povertà è una privazione di possibilità, è una privazione della libertà. Non avere la libertà di poter scegliere nel quotidiano e per il proprio futuro. La povertà è in aumento nella nostra diocesi con un dato importante, che ci dice che tante “catene” sono state spezzate, ma che tante nuove “catene” sono arrivate perché il 40% delle famiglie in difficoltà sono nuovi poveri nel rivolgersi per la prima volta alla Caritas nel loro cammino di vita».