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Valerio De Cesaris: «La Stranieri continua a svolgere il suo ruolo di ambasciatrice dell’Italia nel mondo»

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Intervista al Magnifico Rettore dell’Università che ha sede a Palazzo Gallenga

Il professor Valerio De Cesaris è dallo scorso 31 marzo il nuovo Magnifico Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia.
Nato a Roma nel 1974, è uno storico contemporaneista, noto per i suoi studi sulla Chiesa cattolica e l’antisemitismo, le leggi razziste del 1938, i rapporti tra cattolicesimo e fascismo, i fenomeni migratori e la storia dell’immigrazione in Italia.
Allievo di Andrea Riccardi, De Cesaris ha compiuto i suoi studi all’Università di Roma Tre, dove si è laureato con lode in Lettere nel 1999, e ha poi svolto il dottorato di ricerca in Studi storici all’Università Cattolica di Milano.
È membro del direttivo della Sissco, Società italiana per lo studio della storia contemporanea, eletto nel 2019, e Socio ordinario dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma.
Docente all’Università per Stranieri di Perugia dal 2005, vi ha anche ricoperto diversi incarichi gestionali. A dicembre 2020 è stato nominato direttore del Dipartimento di Scienze umane e sociali e in tale veste è divenuto anche componente del Senato Accademico.
Fa parte del Comitato scientifico della Perugia Stranieri University Press e dirige la collana “Storia e globalizzazione”.
Valerio De Cesaris è stato eletto con 56 voti ponderati sugli effettivi 73 espressi. Resterà in carica per il sessennio 2021/2027 con un consenso pari al 76,7%.

Lo incontriamo nel suo studio a Palazzo Gallenga.

Professor De Cesaris, dietro quella scrivania tanti anni fa si è seduto anche il grande Aldo Capitini, come ha preso questa esperienza, questa avventura, molto prestigiosa, ma anche carica di grande responsabilità?
«Per me è un onore essere stato chiamato alla guida di questo ateneo, che reputo a tutti gli effetti un’istituzione prestigiosa, autorevole e nobile. Per Perugia molto preziosa, proprio perché ha cambiato il volto della città, proiettandola fin dalla sua nascita, avvenuta proprio 100 anni fa, oltre i suoi confini naturali. Una porta aperta al mondo intero, che in diverse fasi storiche ha sempre avuto un grande sostegno dalle Istituzioni. A partire dal Governo che fin da subito ha riconosciuto in questo ateneo uno strumento primario di promozione della lingua e della cultura italiana. Un rapporto che va costantemente rinnovato perché sono convinto che rafforzare tale legame significhi mantenere in pieno il suo ruolo di ambasciatrice dell’Italia nel mondo. Questo è uno degli aspetti principali su cui lavorare per il futuro».

Quali sono le linee guida per raggiungere tale obiettivo?
«Fare leva su una progettualità nuova, a partire dalla promozione della lingua italiana in senso anche più ampio rispetto a quello che è stato fatto nel passato. Perché ci sono “colonne” portanti su cui si regge tutta l’impalcatura di questa straordinaria istituzione che vanno mantenute e rafforzate. Quindi penso alla storia dell’arte, alla letteratura, alla musica, alla lirica, a cui in questa fase storica va aggiunta anche la promozione di altre eccellenze, locali e nazionali, ovviamente sempre in una prospettiva culturale.
In quest’ottica abbiamo avviato per esempio un corso di laurea che si chiama Mico (Made in Italy Cibo e Ospitalità) che si pone come obiettivo quello di raccontare il Made in Italy italiano, dando uno spessore culturale anche a delle produzioni straordinarie del territorio, che proprio per il fatto che sono sorte in questo contesto e dunque inserite in una storia particolare, devono essere narrate, raccontate e fatte conoscere. È un discorso di storytelling, di promozione proprio in termini culturali.
E poi un altro elemento che considero fondamentale è quello di ampliare il rapporto fra i nostri studenti stranieri e il territorio. Quindi a tale riguardo stiamo costruendo dei corsi con il partenariato del Comune di Norcia, che prevedono oltre lo studio della lingua anche la partecipazione a corsi legati alle produzioni tipiche sul cibo a Norcia. Poi faremo delle lezioni sull’arte in altri comuni dell’Umbria.
E questo è una cosa nuova che penso possa essere molto attrattiva per gli studenti stranieri che vengono non solo per imparare la lingua e per seguire delle lezioni sulla cultura italiana, ma anche per sperimentare, per conoscere, per incontrare e fare straordinarie esperienze. Tutto ciò penso possa essere molto attrattivo».

Poi tutte queste esperienze verranno portate nel mondo, mantenendo così fede al ruolo e al compito di università ambasciatrice nel mondo.
«È proprio questo l’obiettivo. A me ha colpito una cosa che mi hanno raccontato all’azienda produttrice di vini Lungarotti. E cioè che da anni mantengono un contatto con un nostro ex studente giapponese che ora a Tokyo ha un ristorante in cui serve solo vini di marchio Lungarotti, assieme a cibi italiani. È la prova che noi abbiamo un patrimonio di cui a volte ci accorgiamo poco. Un tesoro di storia, arte, cultura, che fa di questo territorio uno spazio super attrattivo. E nell’ottica che tutto può essere migliorato credo che i fondi europei messi a disposizione avranno il merito di contribuire a far sì che l’Umbria possa arrivare quanto prima ad avere collegamenti viari e mezzi di trasporto pubblico più adatti e idonei alle sue grandi potenzialità.
Ma al di là di questi miglioramenti strutturali e infrastrutturali, che vanno fatti, va sottolineato il fatto che il territorio già allo stato attuale mantiene un’attrattiva enorme per questa sua capacità straordinaria e unica di distinguersi su vari fronti, da quello culturale, artistico, storico, per i grandi personaggi che ne hanno fatto la storia e contribuito a delinearne l’identità. Non a caso noi abbiamo tantissimi studenti innamorati dell’Umbria, attratti dalle sue straordinarie bellezze e dal suo patrimonio artistico, storico e culturale. E tutte queste sono cose che l’Università ha il compito di valorizzare e l’opportunità di avvalersene pienamente».

Anche lei, vero, è innamorato di Perugia?
«Ho portato volentieri qui la mia famiglia, perché so che questa è una città che ha grandi bellezze e grandi potenzialità. E se è vero che ci sono problemi di carattere demografico, di collegamenti viari da potenziare, è pur vero che un’università come la Stranieri ha sempre dato e può continuare a dare un valore aggiunto a tutto il territorio regionale.
E c’è un elemento che mi piace sottolineare che è quello dell’internazionalizzazione. Perché l’Umbria ha bisogno di essere promossa, di essere più cosmopolita, e anche molte aziende dell’Umbria hanno bisogno di farsi conoscere e apprezzare nel mondo. Quindi noi, con questi studenti che vengono da tutto il pianeta, possiamo davvero creare delle connessioni, dei legami, degli interscambi straordinari.
Questa è una cosa in cui credo molto. Non a caso stiamo lavorando per rafforzare il rapporto con determinate aziende, proprio per far sì che i nostri studenti svolgano il ruolo di straordinari ambasciatori dell’Umbria nel mondo».

Come si traduce in pratica questa “conoscenza” sul campo?
«Noi facciamo molti tirocinei presso le aziende. Quindi i nostri studenti trascorrono dei periodi di stage direttamente all’interno di quelle eccellenze che in verità poco si conoscono “fuori” e che invece meriterebbero di essere apprezzate in tutto il pianeta. Esperienze sul campo che portano anche a sperimentare la sostenibilità nei luoghi di lavoro, che è fatta di rapporti umani, di luoghi adeguati, di ambienti sani e confortevoli».

In questo senso l’Università per Stranieri può dare un grosso contributo anche sulla “qualità” del lavoro.
«Ne sono convinto. Proprio in quest’ottica abbiamo anche un corso di laurea sulla sostenibilità, che è basato proprio su questo principio.
Che tiene conto di tre dimensioni: quella economica, quella ambientale e quella sociale. In realtà le nostre competenze sono soprattutto sulla sostenibilità sociale, anche se abbiamo degli insegnamenti specialistici sul tema dei rischi ambientali, rischi geologici, che sono anche per il territorio dell’Umbria fondamentali, e abbiamo anche corsi sulla green economia, la singolary economy, però sul tema della sostenibilità sociale abbiamo una grande esperienza e che credo che sia uno degli elementi fondamentali per il futuro, perché sono convinto che se non si tengono assieme queste tre dimensioni potrebbe essere compromesso il futuro stesso dell’economia e dell’umanità».

Dietro il lavoro ci dev’essere l’umanità, l’attenzione per l’uomo.
«Noi dobbiamo puntare a questo. Sono convinto che l’Umbria per certi aspetti possa già essere modello nel mondo. Una terra contrassegnata da paesaggi straordinari e da centri di richiamo spirituale carichi di valori fondamentali, capaci di irradiarsi nel mondo intero. E dunque fra i progetti in atto c’è quello di potenziare i legami con alcuni Paesi. Con gli Stati Uniti, il Canada, la Russia, la Cina, che amano l’Italia anche perché hanno dei legami molto forti che vanno riavviati in termini di valorizzazione in termini culturali ed economici. Dunque noi continuamo a fare della diffusione e conoscenza della lingua italiana la nostra missione in termini istituzionali, che è la nostra “mission” principale, ma allo stesso tempo vogliamo anche promuovere il territorio nelle sue eccellenze, nelle sue particolarità uniche e straordinarie, che si traducono in un invito a visitare i luoghi magnifici, rari e meravigliosi».

Inoltre, ricordiamolo, l’Università per Stranieri è sempre stata “teatro”, luogo di ribalta perfetto, per conferenzieri e personaggi di fama nazionale e internazionale.
«L’ospitalità in quest’ottica è fondamentale. Uno dei primi appuntamenti è stato quello con Andrea Riccardi che ha presentato qui il suo libro. È venuto qui il cardinale Bassetti. Abbiamo fatto un incontro di riflessione con un intellettuale di levatura internazionale. Ne inviteremo altri. Certamente questa situazione sanitaria non risolta è un freno, anche se abbiamo ripreso a fare delle cose in presenza. A livello di sicurezza dei luoghi siamo all’avanguardia. Abbiamo creato con delle strumentazioni di tecniche nuove delle aule estremamente sicure e dunque “aperte” al mondo intero».

       Francesco Castellini