Un ginecologo, una ostetrica e un anestesista dovranno risarcire il danno erariale causato alla Usl
La Corte dei Conti dell’Umbria ha condannato tre operatori sanitari a risarcire la Usl Umbria 1 per oltre 110mila euro. La sentenza si riferisce al caso di una donna, avvenuto 13 anni fa, a cui è stato asportato l’utero dopo un parto naturale.
Sono un ginecologo, una ostetrica e un anestesista che all’epoca lavoravano nel punto nascita dell’Ospedale della Media Valle del Tevere. Secondo i giudici – si legge in un articolo de Il Messaggero – i tre avrebbero tenuto una “condotta sanitaria connotata da colpevole negligenza che ha determinato esiti di isterectomia totale da inversione uterina”.
Per il danno subito, la donna e il marito hanno successivamente ottenuto un risarcimento di oltre 240mila euro e ora, la Procura della Corte dei Conti, chiama i tre professionisti a rispondere del danno economico causato alla Usl.
Nelle conclusioni del medico legale – si legge ancora ne Il Messaggero – le “azioni determinative dell’evento imputabili” ai tre sanitari sono state il mancato trattamento del terzo stadio del travaglio, la trazione sul cordone “manovra causale dell’inversione”, la scelta di un’anestesia loco regionale “con conseguente ritardo dell’induzione della più indicata anestesia generale” e “l’omesso tentativo di correzione dell’atonia con suture emostatiche specifiche prima di ricorrere all’isterectomia”.
Quindi una serie di errori che hanno costretto la paziente a subire un intervento chirurgico di oltre 5 ore con “un esito nefasto”, scrive ancora il medico legale.
Nella sentenza, quindi, i giudici riconoscono che l’intervento di isterectomia si è reso necessario a causa “dell’imprudenza ed imperizia degli operatori sanitari che avevano assistito la paziente durante il parto, i quali avevano insistito nel tentativo di far fuoriuscire la placenta causando un gravissimo ed irreversibile danno”.
“L’illecito erariale è ascrivibile – secondo i giudici -, a titolo di colpa, all’ostetrica, al chirurgo ginecologo e all’anestesista”; a quest’ultimo, inoltre, “va imputata la condotta antidoverosa relativa alla scelta primaria di un’anestesia loco regionale”, cosa che ha causato “un ingiustificato ed incomprensibile ritardo nell’induzione dell’anestesia generale e che ha inevitabilmente inciso sul timing e compromesso le possibilità di evitare l’isterectomia”.