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Terni, tensione in carcere: i detenuti della sezione “L” non rientrano in cella

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Temperature da record, situazione esasperata a causa del forte caldo

Nel carcere Sabbione di Terni una sessantina di detenuti di una sezione della media sicurezza da ore non hanno fatto rientro nelle celle.

La protesta degli ospiti della sezione L della media sicurezza, italiani e stranieri, è esplosa contro il sovraffollamento del penitenziario ternano, dove ci sono 150 detenuti in più rispetto alla capienza prevista.

La decisione di non rientrare nelle celle è legata anche alle temperature da record che rendono complicata la quotidianità dei detenuti, che possono contare solo sui ventilatori donati dalle associazioni di volontariato che operano in carcere.

La situazione viene tenuta sotto stretto controllo e la speranza è che la protesta non degeneri.

Ne dà notizia Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che torna a denunciare la situazione degli organici del Corpo in Umbria e a Terni.

Dura la denuncia del SAPPe primo Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria: “oggi ancora una volta viene messo in discussione lo Stato che si rappresenta, gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria ancora una volta hanno dimostrato grande coraggio e senso di appartenenza ed abnegazione, stanno fronteggiando una situazione “borderline”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, polemizza con chi, in questi ultimi giorni, ha sollevato il problema del sovraffollamento delle carceri illudendo i detenuti con improbabili indulti e leggi svuota carceri: Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non si fa prendere per il naso da chi oggi pensa di avere scoperto l’acqua calda e i problemi carcerari sollecitando improbabili indulti e leggi svuota carceri, mentre per mesi ed anni non hanno detto una parola sui provvedimenti delle varie maggioranze politiche di ogni colore al Governo che, nel tempo, hanno destabilizzato il sistema e destrutturato la sicurezza nelle carceri. In primo luogo, l’eliminazione della sanità penitenziaria che consentiva una gestione “interna”: aver ricondotto tutto sotto la gestione della sanità pubblica e delle Ausl ha determinato notevoli disservizi e incapacità di avere una adeguata gestione interna. Poi, l’introduzione di vigilanza dinamica e celle aperte, modello organizzativo seguito alla ormai famosa sentenza Torreggiani, che ha sostanzialmente consegnato le carceri ai detenuti. Infine, la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, Opg, con la relativa istituzione delle Rems, i cui posti sono assolutamente insufficienti, ma a volte, anche laddove ci sono, quando si tratta di malati molto gravi, sembra che nessuno voglia farsene carico.
“Non è più rinviabile – conclude il leader del Sappe che per questo si appella alle Autorità istituzionali e politiche – dotare al più presto anche la Polizia Penitenziaria del taser e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.