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Torna a risplendere “La disputa sul corpo di Mosè” di Mariano Guardabassi

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L’opera è custodita nei depositi dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia

“La disputa sul corpo di Mosè” ritrova il suo splendore. Il dipinto su tela di Mariano Guardabassi (1859 – 1872), un’opera custodita nei depositi dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, fresco di restauro, è stato presentato nella biblioteca storica dell’antica istituzione.
Dopo i saluti del consigliere comunale Francesco Vignaroli in rappresentanza dell’amministrazione comunale, tra i soci fondatori dell’Accademia, ad introdurre gli interventi è stato il Conservatore dei beni, Giovanni Manuali: “Abbiamo riscoperto un dipinto il cui soggetto è molto raro, attribuito dai documenti del nostro archivio storico a Mariano Guardabassi, donato dall’artista insieme al bozzetto”.
Serena Innamorati, ispettore archivistico onorario, con “Per Perugia e per l’Italia: il significato delle donazioni della famiglia Guardabassi”, ha ripercorso i lasciti dell’illustre famiglia perugina. Tra questi: il calco del Lacoonte, ancora oggi visibile nella prestigiosa gipsoteca del Museo dell’Accademia; il prezioso Gabinetto di antichità firmato da Mariano, che è andato a costituire oggi gran parte del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, tutto il suo archivio privato, numerosi quadri e una cospicua elargizione in denaro all’asilo d’infanzia Santa Croce, primo asilo laico, fondato dai perugini all’indomani dell’Unità d’Italia nel 1861 e tutt’ora esistente; la collezione delle 71 marionette, costruite e disegnate da Anna Maria Manganelli Guardabassi ora esposte permanentemente al Teatro della nostra città; la raccolta delle armi della famiglia, alcuni tra i quadri più belli della collezione privata tra i quali spicca quel “Ritratto di famiglia”, dipinto da Mariano, con al centro il patriota Francesco Guardabassi circondato dai figli Mariano, Giunio e Vittoria, ed infine la ricca biblioteca contenente opere antiche tra le quali una “Divina Commedia” commentata da Cristoforo Landino del 1564 oltre che preziosi testi del Settecento italiano e francese.
Ad illustrare le operazioni di restauro, eseguite nel corso del 2017 dalla Coobec presso il proprio laboratorio di Spoleto – diretto dal dottor Giovanni Luca Delogu della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria – è stato Bruno Bruni. «Il dipinto raffigura un tema non frequente “La morte di Mosè”, ed ha le dimensioni di una pala d’altare cm 264×199 – ha spiegato Bruni – Era conservato nei depositi dell’Accademia in uno stato di conservazione precario che ne impediva di apprezzare le qualità stilistiche e formali. La tela era precariamente montata su un telaio ligneo e del tutto priva di tensione pur essendo stata rifoderata in passato. La superficie presentava lacune diffuse, specie nella zona inferiore, e la leggibilità era compromessa da consistenti depositi di polvere, da una vernice fortemente ingiallita e dalla presenza di alcune ridipinture. L’intervento ha risolto i problemi conservativi, attraverso una nuova foderata a colla pasta e tela di lino, in sostituzione di quella presente eseguita a cera, e i problemi estetici attraverso la pulitura della superficie pittorica, la stuccatura di alcune lacune particolarmente invasive e alla loro reintegrazione, l’abbassamento di tono delle altre lacune diffuse e la verniciatura protettiva, restituendo una buona leggibilità al testo pittorico».