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Urbani, nasce la Filiera del Tartufo

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Grazie al bando regionale di 4,5 milioni come base di partenza per il rilancio dell’intero comparto

Nasce in Umbria la prima filiera del tartufo. Una svolta di assoluto rilievo non solo per il settore specifico ma per l’intero comparto agricolo.
L’input lo ha dato la Regione con il bando che prevede 4,5 milioni di finanziamenti destinati alla tartuficoltura, in particolare agli imprenditori agricoli e alle aziende che insieme convertiranno 400 ettari di terreni dedicandoli esclusivamente alla coltura del tartufo.
A Scheggino, in Valnerina, che di questo straordinario fungo è madre generosa, ha sede l’azienda leader nel mondo nella coltivazione e distribuzione dei tartufi: Urbani. Di fronte a una platea di addetti ai lavori, ieri, presso la sede dell’Accademia del Tartufo Urbani, è stato presentato l’evento dedicato alla presentazione della filiera del tartufo realizzata nell’ambito del bando della Regione Umbria, programma di sviluppo rurale 2014-22. L’occasione è servita per fare un punto sulla creazione e lo sviluppo di filiere nel settore del tartufo in Umbria, per parlare di tartuficoltura e delle agevolazioni legate al Psr.
Alla conferenza stampa sono intervenuti Francesco Loreti Urbani, ceo Truffleland, Riccardo Cesari, direttore generale Truffleland, Andrea Pascolini, direttore generale Urbani Tartufi, Massimiliano Ulivi, direttore Area Umbria e Toscana – Intesa Sanpaolo, Andrea Vannini, docente dell’Università della Tuscia, Ugo Giannantoni,  Studio Tecnico Agronomico Giannantoni, e Matteo Vannotti, Ceo X Farm.

Francesco Urbani, Ceo di Truffleland, ha presentato il progetto di filiera di cui la  è capofila, annunciando che grazie al contributo della Regione Umbria “nasceranno tantissime aziende agricole e molti terreni che fino a oggi non hanno potuto essere sfruttati per tipi di coltivazioni convenzionali, verranno destinati alla tartuficoltura, generando reddito nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale”.

“Filiera Urbani”, è questo il nome dato al progetto di cui Truffleland è capofila.
Una missione che Urbani non affronta da sola ma con il sostegno di Intesa Sanpaolo, il contributo dello studio tecnico di Ugo Giannantoni e la ricerca condotta dall’Università della Tuscia per rendere i terreni più idonei alla coltivazione. “Perchè deve essere chiaro ha spiegato l’agronomo Giannantoni che non tutti i terreni sono vocati alla tartuficoltura ed è per questo motivo che prima di avviare un impianto occorrono esami chimici specifici”. Giannantoni ha anche rimarcato l’importanza del ruolo svolto dalla Regione Umbria in questo nuovo percorso: “Sia la giunta, in particolare l’assessore Roberto Morroni, che dirigenti e tecnici hanno creduto in questo progetto che segna davvero un’epoca ma soprattutto offre straordinarie opportunità al settore agricolo umbro; il bando che è stato approvato e finanziato sarà determinante per il rilancio della tartuficoltura, comparto di cui l’Umbria è da sempre punto di riferimento a livello nazionale e mondiale; partendo da qui l’azienda Urbani, con i suoi 170 anni di storia, si candida come protagonista di questa nuova avventura”.

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Assessore Morroni: “risorse e stimolo per l’aggregazione in un settore che fa da traino alla valorizzazione dell’Umbria”

Lo scorso 11 novembre 2021 è stato attivato il bando della Regione Umbria per la creazione e lo sviluppo della filiera corta nel settore del tartufo: “un ulteriore tassello della strategia regionale mirata al sostegno e all’incentivo dell’aggregazione tra imprese affinché esse, facendo rete e forti dell’elevata qualità dei prodotti, si rafforzino sui mercati nazionali e internazionali”. L’assessore regionale all’Agricoltura, Roberto Morroni, commenta così l’emanazione del bando che verrà pubblicato mercoledì 17 sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria e che segna l’avvio del percorso per la costituzione e la realizzazione di un progetto di filiera incentrato sulla tartuficoltura.

A questo scopo vengono messi a disposizione delle imprese agricole e agroindustriali 5,4 milioni di euro, di cui 4,4 destinati alle prime e un milione destinato alle seconde che operano nella trasformazione e commercializzazione, a valere sulle risorse del Programma di sviluppo rurale.

“Con queste risorse verranno impiantati oltre 400 ettari di tartufaie coltivate per la produzione di “Tuber melanosporum”, il Tartufo nero – sottolinea l’assessore – e di tartufi delle altre specie coltivabili, adottando moderni protocolli agronomici di coltivazione e di assistenza durante tutto il ciclo biologico delle colture e definendo specifici protocolli per la certificazione dei prodotti della filiera e per la tracciabilità delle produzioni, così da ottenere tartufi di genetica e qualità certificata, dotati di caratteristiche merceologiche di pregio”.

“L’Umbria svolge un ruolo di primissimo piano a livello nazionale ed estero nel settore, dove è leader per la produzione e la lavorazione del tartufo – rileva Morroni – Un settore che assume grande importanza anche quale traino per la valorizzazione e la promozione turistica di tutta la regione”.

“Grandi le opportunità che si prospettano per il prodotto umbro – aggiunge l’assessore – con un mercato del tartufo fresco, refrigerato e trasformato, che mostra un trend di crescita che si prevede costante nei prossimi decenni sia per l’aumentata domanda nelle aree tradizionali, Stati Uniti e Unione europea, sia per l’apertura di nuovi mercati, quali l’Estremo Oriente. Al tempo stesso, il prodotto nazionale non riesce a coprire il fabbisogno delle aziende di commercializzazione e trasformazione e della ristorazione: il deficit di produzione è più significativo nella gamma del prodotto di qualità elevata. La tartuficoltura può, quindi, rivestire un ruolo determinante per rispondere alle richieste del mercato”.

“La tartuficoltura – precisa ancora Morroni – è relativamente poco diffusa in Umbria, nonostante rappresenti un’attività agricola economicamente rilevante soprattutto nelle zone collinari e montane. La sua diffusione favorirebbe così il rilancio socio-economico delle aree interne svantaggiate, come le aree terremotate, e garantirebbe, inoltre, di diversificare le produzioni delle aziende agricole e di arricchire l’offerta di agriturismi e turismo rurale in genere”.